C’era una volta / Once upon a time / ایک دفعہ کا ذکر ہے / Érase una vez / Na ishte nië herë / كان يا ماكان / Ghe gera ‘na volta / Il était une fois / Er was eens / এক দেশে ছিল এক / Era uma vez / Noong unang panahon / Одного разу / A fost odată / Bir zamanlar
4 opere d’arte della Collezione Peggy Guggenheim ispirano 4 storie raccontate da persone con background migratorio che stanno imparando l’italiano.
C’era una volta è una raccolta di racconti plurilingui realizzata da studenti e studentesse con background migratorio iscritti/e al C.P.I.A. (Centro Provinciale Istruzione Adulti) di Venezia, che hanno visitato la Collezione Peggy Guggenheim partecipando al programma di inclusione sociale Io vado al museo.
Durante la visita, ciascuna classe ha osservato e analizzato una delle seguenti opere esposte: Dinamismo di un cavallo in corsa + case (1915) di Umberto Boccioni, Paesaggio con macchie rosse n. 2 (1913) di Vasily Kandinsky, L’impero della luce (1953–54) di René Magritte e Interno olandese II (1928) di Joan Miró.
Le quattro opere hanno ispirato altrettante storie, ideate e scritte dai/dalle partecipanti sotto la guida dei/delle loro insegnanti. Studenti e studentesse hanno poi avuto modo di registrare i singoli racconti negli studi di Radio Ca’ Foscari.
Galleria
Le storie sono raccontate in italiano con incursioni nelle lingue madri di chi narra. La trascrizione del racconto permette di comprendere al meglio ciascuna storia, seguendo il processo di scrittura creativa e scoprendo somiglianze e differenze tra suoni, grafie e significati delle lingue usate: albanese, arabo, azero, bangla, fiammingo, francese, inglese, italiano, pashto, portoghese, rumeno, spagnolo, tagalog, ucraino, urdu, e inoltre napoletano e veneziano.
Il progetto C’era una volta è presentato dalla Collezione Peggy Guggenheim in collaborazione con MILE, Museums and Innovation in Language Education del CRDL (Centro di Ricerca sulla Didattica delle Lingue) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con il fondamentale supporto tecnico di Radio Ca’ Foscari.
Il cavallo che cercava il segreto
Dinamismo di un cavallo in corsa + case, 1915
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Voce narrante e Leone: Javid Hasanov (azero)
Cavallo: Renier Hueting (francese, inglese, fiammingo)
Tartaruga: Claudia Meneghetti (veneziano)
Fenice: Michela Perrotta (napoletano)
La storia è della classe del C.P.I.A. di livello B1
Le opere d’arte ispirano tante storie. Alcune di queste sono nate alla Collezione Peggy Guggenheim dall’immaginazione di studenti e studentesse che stanno imparando l’italiano. In questo podcast le voci e le lingue che ascolterete sono proprio le loro.
SIGLA
Alla Collezione Peggy Guggenheim abbiamo visto la scultura Dinamismo di un cavallo in corsa + case di Umberto Boccioni. Un’opera misteriosa perché il cavallo non si vede subito. È un cavallo che sta correndo, si intravede il suo muso ma le sue zampe non si vedono da quanto veloce va. Questa scultura ha ispirato la nostra storia.
Il cavallo che cercava il segreto (italiano)
Het paard dat het geheim zocht (fiammingo)
Sirr axtaran bir at (azero)
Le cheval qui cherchait le secret (francese)
O cavall ca va truann’ o segret’ (napoletano)
C’era una volta un Cavallo che si chiamava Gugen. Lui era felice solo quando correva e un giorno decise di andare a cercare il segreto per vivere per sempre così da poter correre per sempre ed essere felice per sempre.
Il Cavallo corse attraverso paesi lontani, lontani.
Un giorno incontrò un Leone e chiese:
“Est-ce que tu peux me donner le secret de la vie?”
Potresti darmi il segreto per vivere per sempre?
E il Leone rispose:
“Mən yalnız qısa bir müddət yaşayıram, təəssüf ki sirri bilmirəm”
Io vivo solo per poco tempo. Mi dispiace, non conosco il segreto
Il cavallo corse e corse. Incontrò una Tartaruga e chiese:
“Can you reveal me the secret to live forever?”
E la Tartaruga rispose:
“Vivo un boto de tempo ma no conosso el segreto par viver par sempre. Ma go n’amiga ea fenice però che eo conose”
Io vivo per molto tempo ma non conosco il segreto per vivere per sempre. Però ho un’amica, la fenice, che lo conosce
Il Cavallo chiese:
“E dove si trova?”
La Tartaruga rispose:
“La Fenice vive sulla montagna più alta che esista, dentro una grotta”
Il Cavallo corse e corse e incontrò la Fenice.
“Kun jij mij het geheim geven om voor altijd te leven?”
Potresti darmi il segreto per vivere per sempre?
E la Fenice rispose:
“Chell che sacc’ o sacc’ io e non t’o dic”
La mia conoscenza è mia e non la condividerò
Allora il Cavallo le disse:
“Svegliati! Vuoi rimanere da sola o avere un amico per sempre?”
La Fenice ci pensò…
Poi rispose:
“Hai ragione è meglio avere degli amici che vivere da soli! Ecco il mio segreto!”
E la Fenice rivelò il segreto al Cavallo che continuò a correre felice per sempre, e per sempre rimase suo amico.
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Se senti il cavallo passare, stai attento e non ti svegliare!
Əgər atın keçdiyini eşitsəniz, oyanmamaq üçün diqqətli olun.
Se ti senti el cavało pasar, sta tento e no te svejar!
Se sient o cavall che pass… statt’ accuort nun t’ scetà!
En als je het paard ‘s nachts langs hoort komen, blijf dan maar lekker verder dromen.
La montagna arcobaleno
Paesaggio con macchie rosse, n. 2, 1913
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Voce narrante: Nizar Ahmad (pashto)
Il vecchio mago: Yousaf Khan (pashto)
La fata: Nada Mallat (arabo)
Il cacciatore: Yassen Mohammad (urdu)
Il lupo: Erdonit Berisha (albanese)
Il pastore: Oswaldo Pedroza Riascos Ithier (spagnolo)
La storia è della classe del C.P.I.A. di Terza media
Le opere d’arte ispirano tante storie. Alcune di queste sono nate alla Collezione Peggy Guggenheim dall’immaginazione di studenti e studentesse che stanno imparando l’italiano. In questo podcast le voci e le lingue che ascolterete sono proprio le loro.
SIGLA
Alla Collezione Peggy Guggenheim abbiamo visto il dipinto Paesaggio con macchie rosse di Vasily Kandinsky dove si vede un paesaggio di montagna. Tra queste montagne, abbiamo visto una casa, un arcobaleno, una chiesa, un ponte e dell’acqua. È un luogo bellissimo, pieno di colori diversi. Questo quadro ha ispirato la nostra storia.
La montagna arcobaleno (italiano)
د غر رنګونه (pastho)
Mali ylber (albanese)
جبل قوس قزح (arabo)
The rainbow mountain (inglese)
C’era una volta un ragazzo spericolato che amava scalare le montagne.
Per questo viveva su una montagna piena di colori, che tutti chiamavano la Montagna Arcobaleno.
Viveva insieme ai suoi amici: Amadou, la Fata, il Cacciatore e il Pastore.
Un giorno, mentre sta scalando quella montagna, cade e si fa molto male. Allora la sua amica Fata decide di preparare una pozione magica per guarirlo.
Ma la pozione, per funzionare, deve avere ingredienti di tutti i colori di quella magica montagna: il mirtillo blu, il peperoncino rosso, il tamarindo marrone, i fiori gialli e il rosmarino verde. Comincia a prepararla ma si accorge che manca il rosmarino. Amadou si offre di andare a cercarlo. Parte ma non torna perché un vecchio mago lo fa prigioniero. Poco dopo la sua partenza, alla Montagna Arcobaleno, arriva la notizia che il povero Amadou è prigioniero.
Allora il Cacciatore decide di andare a cercarlo.
Cammina, cammina, cammina e incontra un Lupo ferito.
Il Lupo gli dice:
Më ndihmo të lutem Kam dhimbje
Aiutami per favore, sto male!
Il cacciatore gli risponde:
نہیں، سوری، میں جلدی میں ہوں
No, mi dispiace, ho fretta!
مجھے عمادو کی تلاش میں جانا ہے۔
Devo andare a cercare Amadou!
Riprende il cammino e arriva al castello dove trova il vecchio Mago.
Il Cacciatore gli dice:
Dammi il mio compagno, vecchio!
“Va bene, ma dovrai riconoscerlo. Se sbagli, sarai anche tu il mio prigioniero.”
Così lo porta in una grande sala dove ci sono tre ragazzi coperti da un velo e chiede:
“Chi è il tuo amico?”
Il Cacciatore risponde:
“Quello a destra”
Il vecchio Mago alza il velo ma il ragazzo non è Amadou… e dice:
“Bene, ho guadagnato un prigioniero”.
Non vedendo tornare il Cacciatore, il Pastore decide di partire alla sua ricerca.
Cammina, cammina, cammina e incontra il Lupo ferito.
Il Lupo gli dice:
“Help me please, I am sick”
Il Pastore gli risponde:
“No, me desagrada, tengo prisa! Tengo que ir en busque de Amadou”
No, mi dispiace, ho fretta! Devo andare a cerca Amadou
“Pero te puedo dejar agua”
“Però ti posso lasciare dell’acqua!”
Riprende il cammino e arriva al castello, dove trova il vecchio Mago. Il Pastore gli dice:
“Dame mi compañero viejo!”
“Dammi il mio compagno, vecchio!”
“Va bene, ma dovrai riconoscerlo. Se sbagli, sarai anche tu il mio prigioniero.”
Così lo porta in una grande sala dove ci sono tre ragazzi coperti da un velo e chiede:
“Chi è il tuo amico?”
Il Pastore risponde:
“Quello a sinistra”
Il vecchio solleva il velo, ma il ragazzo non è Amadou.
Il vecchio Mago allora dice:
“Bene, ho guadagnato un altro prigioniero”.
Non vedendo tornare il Pastore, la Fata decide di partire alla sua ricerca.
Cammina, cammina, cammina e incontra il Lupo ferito.
Il Lupo le dice:
“Aiutami per favore, sto male!”
La Fata gli risponde:
“Ho fretta, ma ti darò una mano!” e toglie una scheggia dalla zampa dell’animale.
Il Lupo allora le dice:
“Ti ringrazio, cara Fata, portami con te e ti aiuterò”.
I due riprendono il cammino.
A un certo punto, il Lupo indica una pianta:
“Ecco il rosmarino che serve per la tua pozione!”.
Dopo poco arrivano al castello dove trovano il vecchio Mago.
La Fata dice:
أعطني صديقي، الرجل العجوز
“Dammi il mio compagno, vecchio!”
دا سمه ده، مګر تاسو باید دا ومني
“Va bene, ma dovrai riconoscerlo”
که تا خطا وکړه، ته به هم زما بندي شې
“Se sbagli, sarai anche tu mia prigioniera”
Il vecchio Mago porta la Fata e il Lupo nella grande sala, dove ci sono tre ragazzi coperti da un velo e chiede:
Chi è il tuo amico
L’animale annusa e fissa il ragazzo al centro. Aiutata dal Lupo, la Fata dice:
“Quello al centro”.
Il vecchio Mago è molto arrabbiato:
“Ho perso un prigioniero” e libera Amadou.
La Fata e il Lupo prendono le spade e dicono al vecchio Mago:
“Ora se vuoi vivere, libera anche gli altri” e liberano anche gli altri amici.
Tutti insieme tornano alla Montagna Arcobaleno.
La Fata può aggiungere il rosmarino alla sua pozione magica e guarire il ragazzo.
Finalmente tutti si possono rilassare e godere quella coloratissima montagna felici e contenti!
¡Finalmente todos se pueden relajar y disfrutar de la coloratissima montaña felices y contentos!
Më në fund të gjithë mund të pushojnë dhe të shijojnë atë mal shumëngjyrësh të lumtur përgjithmonë!
!أخيرًا يمكن للجميع الاسترخاء والاستمتاع بهذا الجبل الملون في سعادة دائمة
!آخر کار ہر کوئی آرام کر سکتا ہے اور اس رنگین پہاڑ سے خوشی سے لطف اندوز ہو سکتا ہے
!په نهایت کې هرڅوک کولی شي آرام وکړي او د دې رنګین غره څخه په خوښۍ سره خوند واخلي
Felicità oltre le nuvole
L’impero della luce, 1953-54
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Voce narrante – Liudmila Chitan (rumeno)
Chiara – Michela Perrotta (italiano)
Bruno – Gustavo Cesar (portoghese)
Albero – Khristine Rios (tagalog)
Sole – Svitlana Zolotarenko (ucraino)
La storia è della classe del C.P.I.A. di livello B1
Le opere d’arte ispirano tante storie. Alcune di queste sono nate alla Collezione Peggy Guggenheim dall’immaginazione di studenti e studentesse che stanno imparando l’italiano. In questo podcast le voci e le lingue che ascolterete sono proprio le loro.
SIGLA
Alla Collezione Peggy Guggenheim abbiamo visto il dipinto L’impero della luce di René Magritte. Un quadro molto strano, surreale, magico perché insieme ci sono la notte e il giorno, il buio e la luce. Ci ha fatto pensare a due emozioni diverse: la tristezza e la felicità, la paura e la serenità. Ma abbiamo pensato anche a due tempi opposti: il passato, buio, e il futuro, illuminato e pieno di speranza. Questo quadro ha ispirato la nostra storia.
Felicità oltre le nuovole (italiano)
Felicidade além das nuvens (portoghese)
Fericire dincolo de nori (rumeno)
Kaligayahan sa kabila ng mga ulap (tagalog)
щастя за хмаринками (ucraino)
C’era una volta un Paese dove tutte le persone erano felici.
Nel mezzo del bosco c’era un grande albero.
Quando qualcuno era triste, andava dall’albero e chiedeva al Sole:
“Sole, mio bel sole, vieni giù e rendimi felice!”
Il Sole scendeva giù dai rami dell’albero e scaldava il cuore delle persone che così tornavano felici.
Nel Paese viveva una ragazza che si chiamava Chiara.
Un giorno Chiara era triste, andò dall’albero e chiamò il sole:
сонечко, сонечко моє гарне [Sole, mio bel sole!]
де ти? Зійди і порадуй мене! [Dove sei? Vieni giù e rendimi felice]
Il Sole rispose: “Non posso scendere e venire giù”
Chiara se ne andò triste, ma tornò il giorno seguente:
“Sol, meu belo sol” [Sole, mio bel sole]
“Desça e me faça feliz! [Vieni giù e rendimi felice]
Rispose il Sole: “Non posso, ragazza, mi dispiace! Un mago mi tiene prigioniero tra le nuvole e non riesco ad arrivare fino all’albero per scendere da te.”
Chiara se ne andò triste e corse fino alla casa di Bruno.
“Bruno, aiutami, il sole è prigioniero tra le nuvole, vorrei salire sull’albero e andare a liberarlo, ma l’albero è troppo basso per arrivare fin lassù!”.
Bruno andò dall’Albero:
“Cresci albero e lasciami salire, devo liberare il sole prigioniero tra le nuvole.
“Dammi dell’acqua e crescerò” rispose l’Albero.
Bruno lo annaffiò e l’Albero crebbe.
Bruno provò a salire ma l’Albero era ancora troppo basso.
“Cresce árvore e me deixa subir” [Cresci albero e lasciami salire]
“Devo liberar o sol prisioneiro entre as nuvens” [Devo liberare il sole prigioniero tra le nuvole]”
“Bigyan mo ako ng tubig at ako’y lalago [Dammi ancora acqua e crescerò]
Bruno lo annaffiò e l’Albero crebbe.
Bruno provò a salire e stavolta l’Albero era cresciuto tanto che la cima arrivava fino alle nuvole. Ma il Mago lo vide arrivare e tagliò i rami più alti.
Bruno provò ancora e ancora.
Ogni volta scendeva, annaffiava l’albero e l’albero cresceva fino alle nuvole.
Ma quando saliva il Mago tagliava i rami così che non era mai finita.
All’improvviso Bruno ebbe un’idea!
Mentre saliva, iniziò a cantare una ninna-nanna.
Котику сіренький, котику біленький
Не ходи по хаті, не буди дитяти!
Дитя буде спати, котик -воркотати
E poco a poco, il mago si addormentò così Bruno salì sui rami più alti, arrivò fino al sole e lo portò giù da Chiara nel Paese. Chiara sorrise, la tristezza era scomparsa.
L’Albero tornò a dare gioia a tutto il Paese e da quel giorno Bruno e Chiara, il Buio e la Luce vissero insieme felici e contenti.
Adesso la fiaba è finita, chi di voi l’ha ascoltata ha la vita beata!
От і казочці кінець, а хто слухав - молодець!
Agora que o conto acabou, as pessoas que a escutam vivem felizes
Așa povestea a sfîrșit, cine a ascultat e fericit și să trăiască fericiți!
Ang pagsasalaysay ay tapos na kung sino man ang nakinig ay nagkakaroon ng magandang buhay
Il ballo del ragno
Interno olandese II, estate 1928
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia
Voce narrante e il drago: Dojsi Janollari (albanese)
Il ragno: Irini Dervishi (albanese)
Il bambino: Robin Islem (bangla)
La donna violino: Karina Lutsenko (ucraino)
La volpe: Oswaldo Pedroza Riascos Ithier (spagnolo)
La storia è della classe del C.P.I.A. di Terza media
Le opere d’arte ispirano tante storie. Alcune di queste sono nate alla Collezione Peggy Guggenheim dall’immaginazione di studenti e studentesse che stanno imparando l’italiano. In questo podcast le voci e le lingue che ascolterete sono proprio le loro.
SIGLA
Alla Collezione Peggy Guggenheim abbiamo visto il dipinto Interno Olandese II di Joan Mirò dove ci sono tante forme colorate che sembrano animali e persone. In alto, una forma rossa ci ha ricordato un piccolo ragno. In questo quadro, i personaggi stanno cantando e ballando e sembra esserci una bella musica. È bello e astratto, c’è anche un po’ di follia. Questo quadro ha ispirato la nostra storia.
Il ballo del ragno (Italiano)
El baile de la araña (Spagnolo)
মাকড়শার নাচ (Bangla)
Танець павукa (Ucraino)
Balloja e merimanges (Albanese)
C’era una volta un Ragno che amava tessere le sue ragnatele.
Un giorno tesse una regnatela così bella che decide di organizzare una festa. Allora, va dai suoi amici e li invita a ballare insieme sulla sua grande ragnatela.
Cammina, cammina… e incontra la Donna Violino e le dice:
“Buongiorno, vuoi venire alla mia festa?”
“Так, звicнo”
Sì certo
Risponde lei. Contenta della risposta, il Ragno va via sorridente.
Cammina, cammina… e incontra il Bambino e gli dice:
“Hi, would you like to come to my party?”
“হ্যা অবশ্যই"
Sì, certo risponde lui
Contenta della risposta, il Ragno va via sorridente.
Cammina, cammina… e incontra il Drago e gli dice:
“Mirëmënjesi, a dëshiron të vish tek festa ime?”
Vuoi venire alla mia festa?
“Po, sigurisht”
Sì, certo
Risponde lui.
Contenta della risposta il Ragno va via sorridente.
Cammina, cammina… incontra la Volpe e gli dice:
“Buongiorno, vuoi venire alla mia festa?”
“Sì, cierto”, risponde la volpe, “ma solo se ballerò con la Donna Violino per tutta la sera”
“No!”: risponde il Ragno.
“La Donna Violino può ballare solo con me!”
La Volpe e il Ragno litigano. Il Ragno molto arrabbiato torna a casa.
La Volpe allora decide di rovinare la festa del Ragno. Di notte scava un fiume molto profondo nella strada per arrivare alla regnatela, così nessuno può arrivare alla festa.
Arriva il giorno della festa e cammina, cammina… la Donna Violino si trova davanti al fiume:
“Річка, річка, дозволь мені пройти”
Fiume, fiume, lasciami passare
Ma il fiume non risponde. Allora la Donna Violino si siede sulla riva e piange.
Dopo un po’, anche il Bambino arriva davanti al fiume:
“নদী, নদী, আমাকে যেতে দিন
Fiume, fiume, lasciami passare!
Ma il fiume non risponde. Allora il Bambino si siede sulla riva e piange.
Anche il Drago arriva davanti al fiume:
“Lum, lum, më lër të kaloj”
Fiume, fiume, lasciami passare!
Ma il fiume non risponde. Allora il Drago si siede sulla riva e piange.
Infine, arriva la Volpe.
La Donna Violino gli dice: “Volpe, aiutaci per favore, il fiume non ci fa passare!”
“No!” Risponde la Volpe. “Il Ragno ti aspetta alla festa per ballare con te tutta la notte!”
La Donna Violino si arrabbia molto e chiede alla Volpe:
“Vuoi ballare con me?
“Sì”, risponde la Volpe.
“Ma come faremo? Il fiume non ci lascia passare!” dice la Donna Violino.
“So io come fare! Mettiamoci tutti vicini, così faremo un ponte per passare sopra al fiume”.
Così fanno e riescono ad arrivare tutti insieme alla festa.
Il Ragno è molto felice di vedere tutti i suoi amici. Decide così di perdonare la Volpe, che le chiede scusa per quello che ha fatto.
Sulla ragnatela, tutti gli amici danzano un valle popullore e ascoltano tanta musica bangla.
Ballano per tutta la notte felici e contenti!
¡Bailan por toda la noche felices y contentos!
Kërcyen gjithë natën të lumtur dhe të gëzuar!
Вони весь вечір весело танцюють
তারা সারা রাত নাচে, আর আনন্দ উপভোগ কর