A conclusione del programma di attività educative organizzate in occasione della mostra Edmondo Bacci. L’energia della luce, il museo ha accolto la scena artistica veneziana contemporanea presentando Avvenimento #1 DETTO MONDO.

Con Avvenimento #1, il museo è diventato uno spazio di contaminazione tra discipline diverse, dalla performance alla danza, dalla musica all’installazione. La serie di dipinti Avvenimenti di Edmondo Bacci ha ispirato il titolo dell’evento: oltre a rimandare al corrispettivo inglese “happening”, Avvenimento indica un evento imprevedibile che agisce sulla realtà riscrivendo i confini del possibile. Il sottotitolo DETTO MONDO è un omaggio a Bacci che veniva amichevolmente chiamato così da chi lo conosceva.

avvenimento#1 DETTO MONDO

Mondo è un sostantivo in grado di evocare un ampio immaginario che ha raccolto tutti gli interventi performativi della serata, pensati da una nuova generazione di artisti e artiste che si sono appropriati del museo quale luogo di libera espressione.

Come un tempo, quando esponenti della scena artistica locale come Bacci trovarono a Palazzo Venier dei Leoni uno spazio in cui sviluppare le proprie poetiche e coltivare la propria ricerca, così oggi il museo attualizza e interpreta la volontà di Peggy Guggenheim di creare un “laboratorio di ricerca per nuove idee […], servendo il futuro invece di registrare il passato”.

Durante la serata sono state presentate varie azioni ideate da artiste e artisti della scena performativa veneziana attiva in città. La curatela dell’evento è stata affidata a Edoardo Lazzari.

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PERFORMANCE

Serviteur Muet


Serviteur Muet è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Barena Bianca e Sugar Koka. L’interesse condiviso per l’arte culinaria e per temi socio-ecologici legati alla Laguna di Venezia creano un terreno fertile per la sperimentazione di nuovi scenari edibili negli spazi del giardino di Palazzo Venier dei Leoni. Traendo spunto dalla costruzione dello spazio attraverso la luce e i colori nell’opera del pittore Edmondo Bacci, viene concepita un’installazione composta dal susseguirsi di ripiani irregolari di zucchero e burro. La trasparenza delle superfici simil-vitree alternate a grasse lucentezze si amalgamano con i paesaggi e le cartografie lagunari. Schiume, creme, orsetti, perle ed erbe dall’aspetto ingannevole sono i frutti di questo arbusto sapido e dolciastro di cui alla fine rimarrà poco o niente. Si scioglie, si spezza, ci nutre e scompare.

Barena Bianca è un collettivo artistico lagunare attivo dal 2018. Il suo punto di partenza è l’idea che la protezione di un ecosistema e la cura della gente che lo abita siano due aspetti impossibili da scindere. Il nome Barena Bianca e la scelta di lavorare su zone umide come elementi ecosistemici fondamentali e al contempo metafore esistenziali nasce dalla consapevolezza che l’erosione lagunare e quella del tessuto cittadino siano dovute a cause strettamente interconnesse tra loro. Negli ultimi anni, Barena Bianca ha esposto e presentato i suoi progetti a Venezia e all’estero con attività didattiche, happening, camminate, cibo e installazioni. barenabianca.earth

Sugar Koka è un progetto eco-gastronomico iniziato dall’artista Manuela Kokanovic (1991) e nasce dall’affinità tra la sua pratica artistica e quella culinaria e della pasticceria. Sculture e assemblaggi edibili sono paesaggi di cibarie che prendono le mosse e traducono le materialità della pratica e della ricerca pittorica. Di volta in volta, nelle sue apparizioni, Sugar Koka si avvale di collaborazioni multidisciplinari mescolando le sue influenze geografiche e culturali con quelle delle sue compagne di fucina.

PERFORMANCE

Interfaccia


"L’interfaccia non è una linea immaginaria che divide i corpi, ma è piuttosto una regione materiale, caratterizzata da proprietà che la rendono radicalmente diversa dai corpi che l’hanno prodotta".

Laura Tripaldi, Menti Parallele, 2020

Qual è la potenza delle cose sul corpo?
Assumendo un’idea di corpo poroso e permeabile, quattro performer abitano gli spazi del museo per un tempo dilatato, sviluppando una relazione non strumentale con l’architettura e le opere esposte. Il corpo dei performer dà consistenza all’interfaccia in quanto zona liminale, fragile, che di volta in volta si forma nell’incontro tra corpi/materie/materiali, sotto il segno della reciproca modificazione. In un libero gioco di tracce che si imprimono nei tessuti corporei e vengono riattivate somaticamente, la gerarchia tra soggetto e oggetto s’incrina: il corpo in movimento si fa scultoreo, le opere corpo performativo.

Concept e coreografia: Francesco Corsi
Performance e creazione: Bettina Bernardi, Francesco Corsi, Alessandra Grieco, Bianca Zueneli
Costumi: Francesco Iacovino

Francesco Corsi (1999) è performer e artista visivo attivo tra Venezia e Roma. Dopo la laurea in filosofia, studia Arti Performative e Coreografia all’Università Iuav di Venezia, con uno scambio in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Tra gli altri, ha collaborato con Michele Rizzo, Traslochi Emotivi, Marco D’Agostin e Pankaj Tiwari in diversi contesti nazionali e internazionali come Base Milano, Centro Pecci, Triennale Teatro, Gessnerallee Zürich (CH), WpZimmer Antwerp (B). Nel 2022 è stato uno degli artisti di “Più – Erbacce”, progetto del CIMD (Centro Internazionale per il Movimento e la Danza a Milano) in supporto alla ricerca di nove artisti emergenti. Nel 2023 è uno degli artisti di TENT – A School of Performative Practices, progetto curatoriale nomade di Pankaj Tiwari.

PERFORMANCE

I’ll be your mirror
Ispirato dal romanzo inedito di Caterina Serra, Bruceremo le città

“Il rito è iniziare con la fine”.
Cartoline scartate sospese a mezz’aria nel tonfo della palude. Si dice che il Grillo abbia intravisto una falce fare la barca sull’acqua. Si dice che la Volpe Nera sappia captare l’urbano porgendo l’orecchio ai pozzi. Si dice che sia lingua di amanti, cicale in auto ventilazione. Quale effetto provoca la parola d’amore?
I’ll be your mirror è mossa da Bruceremo le città, romanzo inedito su Venezia di Caterina Serra. Giovanni Pagnin, il performateur dell’azione ne è l’illustratore. Tra visioni e soggettive sull’orlo del baratro, l’intervento per la terrazza di Canal Grande segue un andamento epistolare dove viene messa in discussione l’iper-rappresentazione del paesaggio, rimettendo al centro il corpo come vettore che tiene insieme passato e presente in quanto luogo futuro. Intempestivamente un orizzonte rosso si delinea: è strabico e simultaneo, nessuno l’avrebbe detto, qualcuno lo pronuncia ancora.

Di Ginevra Dolcemare
Insieme a Caterina Serra
Con Giovanni Pagnin
Suono: Giulio Polloniato

Ginevra Dolcemare (1994) è un’artista visiva, autrice e performer che vive e lavora tra Venezia e Milano. La sua attenzione si concentra sullo studio della propria postura immaginativa, sull'osservazione di ciò che l’esistenza custodisce nelle relazioni. Partendo dal presupposto che ogni movimento è una questione morale, la sua ricerca guarda allo spostamento di baricentro, tra gli estremi del contatto e della distanza. Attraverso un’attitudine people/site-specific, costruisce azioni volte a proiettare dimensioni di cesura nel tempo e nello spazio, mantenendo le radici alla matrice del realismo. Il processo creativo indagato mira a distillare immagini e simboli, contro la situazione che il sistema continua a proliferare. Ha presentato i suoi progetti presso Head Genève, Spazio Maiocchi, Museo della Permanente, Loom Gallery, 12 Star Gallery London, Museo M9 e Festival Catalysi. ginevradolcemare.tumblr.com

PERFORMANCE

Ebbrezza distruttiva di una scimmia cappuccina


Nella sinfonia di un mondo animale vicino e imperscrutabile, un sax contralto irrompe. Armonizza i barriti degli elefanti e gli ululati dei lupi, risponde al canto degli uccelli e al sonar dei pipistrelli, si confonde col raglio di un asino e nei ronzii delle api, e allo stesso tempo li fa a brandelli con la propria potenza acustica. Il sax sovverte l’utilità del richiamo in una pura esuberanza anarchica. Sbraita da solo senza sapere se ci sarà qualcuno a comprenderlo. Un primate di ottone che gioca in un coro di bestie e porta il turbamento della solitudine.
Una performance sulla prossimità (e la lontananza) fisica e linguistica del suono. Sulla costruzione e la distruzione di uno spazio che oscilla continuamente tra l’ospitale e l’alieno, il domestico e l’inquietante. Sulla condanna e la libertà della solitudine. Sulla rabbia, l’anarchia, la gioia e l’ineffabilità del gioco musicale.

Composizione sonora e performance: Jacopo Giacomoni
Costume: Ambra Accorsi
Scultura: Noa Bonino
Sound design: Alessandro Gambato

Jacopo Giacomoni (1987) Laureato in Filosofia con una tesi sull’esistenza dei personaggi fittizi, lavora stabilmente come dramaturg e performer della compagnia Malmadur. Porta avanti una ricerca strutturalista sulla drammaturgia, progettando ordigni spettacolari che accolgono la partecipazione del pubblico e il caso, cercando di costruire esperienze teatrali ludico-rituali che inneschino cortocircuiti con il tempo e lo sguardo di spettatori e performer. Negli ultimi lavori ha creato dei parassiti drammaturgici che aggrediscono organismi testuali già esistenti, un dispositivo teatrale per eleggere la più grande tragedia dell’umanità, un ufficio teatrale per la celebrazione di un funerale in scena e un esperimento di hauntology teatrale sulla perdita della memoria del padre malato di demenza. Come performer fonde il suo percorso di attore a quello di sassofonista, in una continua esplorazione nel campo dell’improvvisazione libera e dei suoni non idiomatici.

PERFORMANCE

Il lanternista

Performance per tre lanterne magiche, slides e suonp


Il lanternista è un progetto che indaga le potenzialità espressive della lanterna magica, un dispositivo comunemente considerato come il precursore del cinema. Un’installazione performativa costituita da una serie di lanterne magiche e dai contributi di oltre 40 artisti a cui è stato chiesto di sviluppare, in forma inedita, il tema iconografico del “trionfo della morte”, ispirandosi in particolare a uno degli esempi più celebri di tale rappresentazione: il Trionfo della Morte. Questo affresco, oggi conservato nella Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, Palermo, riflette quel senso di caducità umana diffusa nell’Europa del XV secolo, al termine di secoli di guerre, carestie e pestilenze. In senso generale allude al superamento di ogni differenza sociale, razziale o religiosa dinanzi alla morte. Il confronto con quest’opera ha costituito il pretesto per riflettere criticamente sull’attuale atteggiamento di rimozione della morte nella cultura contemporanea. Nella società del produttivismo e del progresso tecnologico, la morte costituisce una sorta d'interruzione che mette in crisi la continuità di una cultura votata all’efficienza, in cui l’individuo si fa artefice della propria vita e quindi anche del proprio futuro. Contrariamente a questo tipo di visione, nell’affresco palermitano emerge un atteggiamento ben diverso. Se consideriamo poi che l’opera era collocata in un ospedale, è facile capire come la cultura del tempo non operasse alcuna rimozione della morte, ma che al contrario la considerasse un argomento fondamentale per la definizione dell’individuo e della società. L’intero progetto intende riflettere criticamente intorno a questo tema, attraverso un dialogo con un’estetica, e dunque con una visione culturale del passato. Tale confronto con la storia riguarda anche la scelta del medium lanterna magica, che riflette la volontà di riattivare una tradizione ormai consegnata alla museificazione e, date le sue peculiarità tecniche ed estetiche, di stimolare una riflessione sugli attuali processi che regolano la produzione del nostro immaginario visivo.

Performance per tre lanterne magiche, slides e suono.

Opere di: Giuseppe Abate, Paola Angelini, Nico Angiuli, Franco Ariaudo, Saverio Bonato, Thomas Braida, Paolo Buggiani, Helen Cammock, Lia Cecchin, Manuele Cerutti, Leone Contini, Teresa Cos, Gruppo Etcetera, Cleo Fariselli, Roberto Fassone, Matteo Fato, Anna Franceschini, Valentina Furian, Martino Genchi, Marco Gobbi, Daniele Alef Grillo, Andrea Grotto, Federico Lupo, Francesco Maluta, Elena Mazzi, Cristiano Menchini, Alessandra Messali, Ryts Monet, Ignazio Mortellaro, Antoni Muntadas, Valerio Nicolai, Cesare Pietroiusti, Thomas Nadal Poletto, Luigi Presicce, Maria Domenica Rapicavoli, Nuvola Ravera, Mariateresa Sartori, Davide Sebastian, Mirko Smerdel, Giulio Squillacciotti, Serena Vestrucci, Luca Vitone, Špela Volcic.

Sonorizzazione: Nicola Di Croce
Performer: Cecilia Bima, Fulvia Larena, Marta Magini

Gli Impresari (Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe, Rosario Sorbello) è un collettivo artistico impegnato in un lavoro di ricerca su quelle forme della rappresentazione, frutto di speculazioni intellettuali e innovazioni tecniche, che a partire dall’età moderna hanno guidato e determinato lo sviluppo della nostra cultura visiva. Attraverso una nuova sperimentazione di tecniche e dispositivi di rappresentazione oggi considerati obsoleti, il collettivo mette in discussione una visione lineare della storia della tecnica, e dunque del concetto stesso di progresso tecnologico. Il lavoro consiste in sculture e installazioni – spesso attivate da performance – ispirate a un immaginario che spazia dagli effetti di meraviglia ottenuti attraverso le macchine teatrali di epoca barocca, al potere mediatico dei primi esperimenti di riproduzione meccanica delle immagini. L’inevitabile legame tra il sistema politico-economico e i modi della sua rappresentazione all’interno della società diventa oggetto e materia di una nuova produzione estetica, che attraverso un dialogo con il passato tenta di stimolare una riflessione sul concetto di tecnica e spettacolarizzazione all’interno della società contemporanea. gliimpresari.com

Nicola Di Croce (1986) architetto, musicista, sound artist e ricercatore, è dottore di ricerca in Pianificazione regionale e politiche pubbliche presso l’Università Iuav di Venezia e attualmente Marie Sklodowska-Curie Fellow presso Iuav e McGill University di Montréal. La sua ricerca si occupa del rapporto tra Urban Studies e Sound Studies; è interessato ad approcci sonori, qualitativi, partecipativi e creativi all'analisi e alla progettazione delle politiche urbane. Il suono è al centro delle sue attività artistiche e accademiche. Considera la pratica della Sound Art relazionale e le metodologie orientate al suono come strumenti significativi per sostenere l’indagine delle trasformazioni urbane e culturali, nonché per migliorare la vivibilità e l’inclusività dello spazio pubblico e promuovere il cambiamento sociale. nicoladicroce.cargo.site

PERFORMANCE

Le atmosfere


L’ultima avventura sonora di Francesca Heart invita le danzatrici Claudia Catanzaro e Francesca Petroni a incarnare le Atmosfere, presenze ambigue i cui caratteri sono informati dal regno visivo dell’Euritmia, una pratica di danza sacra dell’Europa del primo Novecento.
La coreografia invita lo spettatore a sedersi attorno a un ipotetico stagno dove la comunicazione avviene attraverso la telepatia dei suoni e dei gesti. Se la superficie dello stagno evoca un paesaggio naïf e infantile in cui le Atmosfere giocano e si accoppiano, quando ci si immerge più in profondità, quella stessa facciata svela un mondo di manifestazioni maliziose, apparizioni segrete e voci sommerse. Una mitologia acustica e una terra fantastica che fluttua tra il capriccioso e il numinoso, lo statuario e l’aereo.

Con Claudia Catanzaro e Francesca Petroni

Capitoli:
- Danza dell'accoppiamento nello stagno
- Cariatidi che guardano attraverso lo specchio d'acqua
- La Doccia
- Un nuovo linguaggio acquatico

Francesca Mariano (1992) - anche Francesca Heart, Serpentine Dance - è un’artista del movimento e del suono, praticante somatica con sede a Milano. Si è formata in danza postmoderna e danza movimento terapia con Anna Halprin al Tamalpa Institute. La sua pratica si sviluppa attraverso la ricerca idro-femminista, l’acustica mitologica e la coreologia del paesaggio. È uno dei membri fondatori di Nuova Atlantide ed è una degli artisti di Shape+ 2023. Oltre a progetti personali, lavora a composizioni musicali e coreografiche per documentari, moda e cinema. Si è esibita e ha collaborato con diverse istituzioni, tra cui University of California Santa Barbara, Istituto Svizzero, CTM Festival, Rewire Festival, de Young Museum, Nextones, AA School of Architecture, Leaving Records, Palermo Living Pavillion. francescamariano.com

PERFORMANCE

Death of Master


Death of Master è un viaggio nelle dimensioni ubiquitarie del suono: la performance avviene nella creazione di un tessuto sonoro di elementi evocativi, che vengono poi mutati in un corpus disomogeneo dalle forti componenti citazionistiche. I riferimenti musicali provengono dal mondo della tecnologia industriale e dal field recordings di paesaggi, con un’attitudine voyeuristica verso il mondo sonico, popolato di narrazioni segrete. Alla voce è affidato il ruolo di accompagnare la narrazione attraverso vocalizzi e immagini-parola. Vogliamo utilizzare la musica come un passe-partout per condurci in un’immagine vivente, invitando chi ascolta a far affiorare immagini e storie difficilmente leggibili e infestate.

Di e con Marco-Augusto Basso e Denise Tosato.

Marco-Augusto Basso (1995) è un ricercatore e performer italiano, il suo interesse è stimolato da un'analisi dei rapporti tra molteplicità e unicità nei linguaggi; la sua pratica coinvolge dispositivi per confrontare dimensioni strategiche dell’immaginario poetico. La collaborazione con la cantante indipendente Denise Tosato è nata durante il concerto dedicato alla nascita della label veneziana Cosmogram. Da allora ricercano insieme i temi del processo della comunicazione e ne indagano i tratti performativi.

INSTALLAZIONE LUMINOSA

Osservando la pittura di Edmondo Bacci si ha l’impressione di essere trasportati in un tempo primordiale dove la materia in formazione esprimeva se stessa sotto forma di continue esplosioni, bagliori accecanti e gas. Gli elementi compositivi sono sovraccarichi di energia potenziale affinché qualcosa di imponderabile sia sempre sul punto di accadere. Durante la serata le performance entreranno in relazione con un’installazione che propone la trasfigurazione temporanea dello spazio attraverso la luce in movimento. Diversi fari a LED, nascosti negli anfratti del cortile proiettano sui muri bolle di colori primari, simili a quelli utilizzati da Bacci, in continua mutazione.
Un lento flusso di accensioni e spegnimenti, di espansioni e restringimenti animerà lo spazio in armonia e contrasto con gli accadimenti, mentre un’unica linea curva di luce bianca annullerà i confini definiti dai muri del cortile per restituire un’idea di ordinata con-fusione.

Cosimo Ferrigolo (1995) è ricercatore, direttore di scena e spatial designer. La sua formazione incrocia studi scenografici, Performance Studies e Planning Theory. Il suo approccio interdisciplinare si sviluppa tramite pratiche collaborative. Dal 2022 è PhD student in Pianificazione territoriale e politiche pubbliche del territorio presso l’Università Iuav; dal 2021 è stage manager della compagnia OHT; nel 2020 è fra i membri fondatori dello studio e spazio culturale Bardadino; dal 2019 è parte del collettivo Extragarbo; dal 2017 collabora con l’Associazione MetaForte, vincitrice del bando Creative Living Lab III (DGCC/MiC). Attualmente vive e lavora a Venezia, ospite dello studio condiviso LAMA FARFALLA 73/B. Negli anni ha collaborato singolarmente e collettivamente con le seguenti istituzioni: Centrale Fies, BASE Milano, TPE, Santarcangelo Festival, Short Theatre, Habibi Kiosk/Münchner Kammerspiele, Pinault Collection, MUDAM Luxembourg.

Edoardo Lazzari (1991) è curatore indipendente, educatore e dottorando presso l’Università La Sapienza di Roma, dove sviluppa una ricerca che indaga la pratica curatoriale come processo istituente di realtà e metodologia ecologica di convivenza tra corpi. Negli ultimi anni, ha curato e condotto public program, progetti pedagogici e partecipativi in contesti istituzionali (Palazzo Grassi - Punta della Dogana, Collezione Peggy Guggenheim, La Biennale di Venezia, MUDAM Luxembourg) e non (Biennale Urbana, Catalysi Festival, Venere in Teatro, Fondazione Lac o Le Mon). Ha recentemente co-curato insieme a Piersandra Di Matteo il volume performance + curatela (Luca Sossella Editore, 2021) e curato la traduzione di Palcoscenici Fantasma. Gisèle Vienne (Nero Editions, 2022). Nel 2019 ha co-fondato il collettivo Extragarbo, con cui realizza diversi progetti artistici e curatoriali legati alle arti performative; nel 2020 ha co-fondato lo studio e spazio culturale indipendente Bardadino. Collabora regolarmente con l’Università Iuav di Venezia nel corso di laurea magistrale in Teatro e Arti Performative e nel Master Movies – Moving Images Arts.

Galleria

Le atmosfere di Francesca Heart

I’ll be your mirror di Ginevra Dolcemare

Il lanternista di Gli Impresari + Nicola Di Croce

Interfaccia di Francesco Corsi

Serviteur Muet di Barena Bianca + Sugar Koka

Death of Master di Marco-Augusto Basso e Denise Tosato

Ebbrezza distruttiva di una scimmia cappuccina di Jacopo Giacomoni

Le atmosfere di Francesca Heart

I’ll be your mirror di Ginevra Dolcemare