Il palazzo incompiuto

La costruzione di Palazzo Venier dei Leoni viene commissionata dalla famiglia Venier nel 1749 all’architetto Lorenzo Boschetti, il cui unico altro edificio a Venezia è la chiesa di San Barnaba. Gli eventi storici che coinvolsero sia la famiglia sia la città fecero sì che il palazzo rimanesse incompiuto. Solo uno dei cinque piani previsti venne costruito. La facciata classica avrebbe fatto da contrappeso a Palazzo Corner, sul lato opposto del Canal Grande, con triplici arcate che a partire dal pian terreno avrebbero strutturato i due piani nobili superiori. Il progetto originario è documentato da due incisioni di Giorgio Fossati e un modello settecentesco in legno dell’architetto che ne seguì la costruzione, Domenico Rizzi, entrambi conservati presso il Museo Correr di Venezia.

Palazzo Venier dei Leoni (ricostruzione digitale di Ruben Camponogara / www.loudlab.it)

Palazzo Venier dei Leoni (ricostruzione digitale di Ruben Camponogara / www.loudlab.it)

Giorgio Fossati, incisione del progetto per Palazzo Venier dei Leoni, 1749

Domenico Rizzi, modello per Palazzo Venier dei Leoni, 1750 c.

Sebbene si narri che nel giardino venisse tenuto un leone, è probabile che il nome dell’edificio derivi dalle teste di leone in pietra d’Istria che decorano la facciata al livello dell’acqua. La famiglia Venier affermava di discendere dalla gens Aurelia della Roma classica (cui appartennero gli imperatori Valeriano e Gallieno). Era una delle famiglie più antiche di Venezia ed annoverava tra i suoi membri diciotto Procuratori di San Marco e tre Dogi, tra cui Sebastiani Venier, comandante della flotta veneziana sotto Giovanni d’Austria nella famosa battaglia di Lepanto (1571), divenuto poi Doge (1577–78).

Alla fine dell’Ottocento il palazzo e il giardino retrostante diventano proprietà della famiglia Levi. Solo nei decenni seguenti la costruzione abbandonata inizia a prendere forma. Negli anni dieci del Novecento e fino al 1924 la proprietà è affittata alla marchesa Luisa Casati Amman, ricca ereditiera, musa e modella di numerosi artisti, da Boldini a Troubetzkoy, a Man Ray e Augustus John, e ospite dei Ballets Russes. Nel 1924 l’imprenditore e collezionista d’arte ungherese, il barone Marzcell de Nemes, acquista la proprietà con l’intenzione di eseguire dei lavori, che purtroppo non saranno realizzati. Nel 1936 la viscontessa Doris Castlerosse acquista il sito, a patto che le autorità competenti le diano i permessi per restaurarlo, ed è grazie a lei che il corpo di fabbricati retrostanti la facciata originaria, prendono la forma attuale.

Peggy Guggenheim, Venezia, 1959

Nel luglio 1949 il palazzo e il giardino sono acquistati da Peggy Guggenheim, che vi dimorerà per i successivi trent’anni. Nello stesso anno la collezionista organizza nel giardino una mostra di scultura contemporanea. Nel 1951, conclusi i lavori di ammodernamento e l’allestimento della sua collezione, Guggenheim decide di aprire le porte del palazzo al pubblico, gratuitamente e per tre pomeriggi alla settimana, da Pasqua a novembre – una tradizione che porterà avanti sino alla morte, avvenuta nel 1979. La necessità di ampliare lo spazio espositivo la porta, nel 1951, a commissionare un’estensione del palazzo allo studio BBPR, che tuttavia non porterà a compimento, preferendo far costruire un edificio più tradizionale a un solo piano, la cosiddetta barchessa, addossata al confine del giardino.

Nel 1980 apre la Collezione Peggy Guggenheim sotto la gestione della Fondazione Solomon R. Guggenheim, a cui Peggy Guggenheim aveva donato il palazzo e la collezione. La facciata lunga e bassa, in pietra d’Istria, di Palazzo Venier dei Leoni, le cui linee sono ammorbidite dagli alberi del giardino, forma una piacevole cesura nella marcia solenne dei palazzi che si affacciano sul Canal Grande dall’Accademia alla Basilica della Salute.