Presentazione: sabato 9 giugno, ore 12, su invito
Esposizione della selezione di monotipi: fino al 10 settembre 2007

A meno di un anno dalla scomparsa, la Collezione Peggy Guggenheim tributa un doveroso e sentito omaggio al Maestro Emilio Vedova con la presentazione del volume Vedova. Monotypes, che
raccoglie e illustra gli ultimi lavori dell’artista. All’incontro del 9 giugno alle 12, interverranno oltre a Luca Massimo Barbero e Sandro Rumney, nipote di Peggy Guggenheim, Alfredo Bianchini,
Presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova. Per l’occasione la Collezione Peggy Guggenheim dedica un ulteriore omaggio a Vedova con una selezione dei suoi monotipi, esposti
accanto alla collezione permanente. L’esposizione è a cura di Luca Massimo Barbero. Il catalogo, con un saggio di Barbero, è pubblicato da ART OF THE NEXT CENTURY di Sandro Rumney.
Il tributo al maestro veneziano riflette la duratura amicizia che lega Peggy Guggenheim, Emilio Vedova e Venezia. Peggy vide nel giovane Vedova (1919–2006), il primo artista conosciuto al suo
arrivo a Venezia nel 1946, una stella nascente dell’avanguardia europea. Le prime due opere acquistate negli anni ’50 sono tuttora nella sua collezione: Immagine del tempo / Sbarramento (1950) e Città ostaggio (1954). Oggi la presenza di Vedova nelle collezioni della Fondazione Guggenheim è stata arricchita dalla donazione, da parte della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, del monotipo Spazio Opposto (2006).

L’esposizione, resa possibile grazie alla generosa collaborazione della Fondazione Vedova, presenta alcuni degli ultimi monotipi dell’artista veneziano risalenti al 2005. Spesso scambiato per una stampa, il monotipo è invece una tecnica che sfida l’approccio convenzionale al dipingere. Monotipo è infatti una pittura ed è unico esemplare, risultato del trasferimento di una composizione pittorica – su vetro, metallo, plexiglas o qualsiasi superficie liscia non assorbente – su un altro supporto, generalmente carta, tramite semplici forze sulla carta o tramite press meccaniche. La composizione è a colori liquidi, di solito olio, ma anche tempera, guazzo, inchiostro. I pigmenti sono applicati direttamente col pennello o, come nel caso di Vedova, con le dita. I monotipi di questa serie - intitolati Spazio Opposto - suggeriscono spazi dinamici, liquefatti, che ricordano nella loro materialità il riflusso della laguna veneziana.

Figura carismatica dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si è formato e ha insegnato, vincitore di numerosi premi per la pittura e la grafica, tra cui il premio per la pittura alla Biennale di Venezia del 1960, Vedova si è imposto sin dal dopoguerra come uno dei principali esponenti italiani dell’arte informale e astratta, spostando la sua ricerca su materiali diversi, includendo la luce e il suono in composizioni e installazioni straordinarie.

La presentazione del volume monografico presso la Collezione Peggy Guggenheim, la personale allestita all’Isola di Sant’Erasmo e la mostra al Padiglione Venezia della 52a Biennale d’Arte, anticipano altri importanti momenti celebrativi per Emilio Vedova, come la retrospettiva presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma del prossimo autunno.