Dal 1 al 12 novembre 1995 verranno esposte nella nuova ala della Collezione Peggy Guggenheim, oltre 100 fotografie scattate in Afghanistan accanto a 50 ritratti di divi del cinema, di Michel Comte. L’iniziativa interamente concepita da Sergio Silvestris e firmata da Pomellato, che fa parte delle Intrapresæ Collezione Guggenheim, è al favore del Comitato Internazionale della Croce Rossa per l’Afghanistan e prevede, oltre alla mostra nella Collezione, un libro “SHOTS” edito da Giorgio Mondatori e un’asta all’Opera Comique di Parigi, il 27 novembre 1995.

Alla mostra verranno esposte le fotografie riprese da Michel Comte in Afghanistan, paese beneficiario dell’operazione, dove con i proventi dell’asta e del libro verrà ricostruito a Kabul il Centro Ortopedico per i feriti di guerra, Wazir Akbar Khan, del Comitato Internazionale della Croce Rossa.

“SHOTS”, come si legge nel libro che accompagna la mostra, “riesce a centrare due bersagli con un colpo solo: colpi di arma da fuoco e scatti fotografici”. Per la prima volta Michel Comte, famoso ritrattista del mondo del cinema, dello spettacolo e della moda oltre a fotografie i divi che generosamente si sono fatti ritrarre con i gioielli Pomellato, che saranno donati per l’asta a Parigi, diviene reporter e corrispondente di guerra e immergendosi nella situazione afgana ci restituisce una serie di foto assolutamente uniche.

La mostra, pur inserita in un progetto di grande solidarietà umana, si mantiene lontana da facili tentazioni retoriche e convenzionali.
I personaggi che sfilano con eleganza accanto alle foto crude dell’Afghanistan sono tutti a modo loro “antidivi”, da sempre famosi ma anche da sempre schivi per carattere e progetto dal farsi pubblicità, incapaci di strumentalizzazioni e toni patetici, rimasti per volontà o destino in uno stato di intoccabile lontananza, forse per questo sensibili ad appoggiare una causa, come quella dell’Afghanistan, ora lontana dai grandi mass media.

Ricordiamo alcuni nomi fra quanti hanno appoggiato questa iniziativa: Catherine Deneuve, Hanna Schygulla, Charlotte Rampling, Antonio Banderas, Boy George, Marisa Berenson, Patty Pravo. Se le immagini patinate di queste star stridono vicino alle immagini di guerra e distruzione, si riesce altresì a cogliere un’inaspettata corrispondenza, un ponte gettato fra due mondi, protetti da zone d’ombra. La mostra sovrappone dunque quasi per caso, con estrema lucidità queste due realtà: La realtà e il carattere di alcuni tra i divi più “maudit” e misteriosi per i ruoli interpretati e per biografia personale dell’intero star system e il violento, lontano Afghanistan, privato ormai di ogni visceralità retorica e giornalistica. L’Afghanistan, come ricorda Pierre Restany nell’introduzione al libro: “dopo aver tenuto per lungo tempo la pole position dell’attualità mondiale, è ripiombato nell’oblio totale. Questo mini- Vietnam è rimasto senza soluzione. L’Afghanistan dimenticato è situato in un quadro naturale fuori del comune […] Se questo è lo scenario-testimonianza dell’antidestino dell’aberrazione umana, la natura persiste qua e là uguale a se stessa, al di là del bene e del male, come dimostra la linea delle vette coperte dalle nevi eterne.”