settembre 1990 - gennaio 1991
La presente installazione alla Collezione Peggy Guggenheim (che verrà completata ad ottobre) è concepita come complemento ideale alla mostra di capolavori dalle collezioni Guggenheim di New York e Venezia attualmente allestita a Palazzo Grassi (“Da Vang Gogh a Picasso. Da Kandisky a Pollock. Il percorso dell’arte moderna. Museo Solomon R. Guggenheim, Collezione Thannhauser” 9 settembre – 9 dicembre 1990).
Mentre l’esposizione di capolavori a Palazzo Grassi documenta le maggiori tendenze dell’arte moderna, dalla fine del secolo al 1945, questa installazione intende mettere in rilievo le più importanti opere di artisti americani e italiani degli anni ’60 e ’70 in contrapposizione con alcune delle più significative opere della collezione permanente Peggy Guggenheim della prima metà del ‘900.
I fondatori dei due musei Guggenheim – il Museo Solomon R. Guggenheim di New York e la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia – sostennero e collezionarono i lavori di un gruppo di artisti d’avanguardia relativamente poco noti nel loro tempo, che vennero in seguito riconosciuti come alcuni dei più importanti maestri del XX secolo. La Fondazione Guggenheim ha mantenuto questa politica museale continuando a collezionare opere di artisti viventi, esposte nell’attuale installazione a Palazzo Venier dei Leoni.
La selezione delle opere, effettuata dai curatori del Guggenheim, Germano Celant, Lisa Dennison e Michael Govan, si sviluppa lungo due linee concettuali: la prima instaura un dialogo tra l’avanguardia storica della prima metà del ’900 e il lavoro della generazione più giovane di artisti viventi; la seconda da vita a un confronto diretto tra artisti contemporanei americani e italiani (confronto particolarmente appropriato per quanto riguarda la duplice identità – americana-italiana – della Fondazione).
Negli anni ’60, ’70 e ’80, il Museo Solomon R. Guggenheim di New York espose alcuni artisti europei emergenti, in particolare italiani, come Mario Merz, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Jannis Kounellis (di origine greca), le opere di questi artisti fanno ora parte della nuova installazione alla Collezione Guggenheim. Recentemente, il Guggenheim ha acquistato oltre 200 opere della collezione di Giuseppe Panza di Biumo, essenzialmente opere americane degli anni ’60 e ’70. Alcuni lavori, provenienti dalla collezione Panza fanno parte della selezione di opere di artisti americani, che comprende Walter de Maria, Robert Ryman e Richard Serra.
L’opera degli artisti contemporanei americani e italiani trova un denominatore comune nella chiara predilezione per le qualità fisiche del ‘medium’ e per la varietà dei materiali: carta, metallo, vetro, neon. Gli artisti italiani Merz e Penone, legati al movimento dell’Arte Povera, sono molto noti per il loro uso di materiali organici, come i rami d’albero nel Soffio delle foglie (1981) di Penone. Molti artisti americani di questo periodo hanno favorito invece l’utilizzo di materiali industriali come le cinture di gomma e il neon scelti da Richard Serra in Cinture (1966-67).
Ciascuna sala è stata allestita seguendo una particolare tematica o idea. Per esempio, il grande rilievo di piombo e cera di Kounellis, è posto accanto alle opere surrealiste di Miró, Tanguy, Dalí e Giacometti della collezione di Peggy Guggenheim. Come i surrealisti, Kounellis evoca il metafisico del mondo quotidiano, raccogliendo insieme, in una giustapposizione enigmatica, immagini e materiali che non sono razionalmente relazionabili. Kounellis si affida ad una memoria personale e storica che può essere paragonata con l’ossessione surrealista per il sogno e l’immaginazione.
Robert Ryman, le cui opere sono perlopiù dipinti bianchi, mette in evidenza il processo ‘in fieri’ dell’espressione artistica, anziché un’immagine in particolare; in Classico IV (1968), l’artista volutamente lascia visibili i segni di misurazione tracciati sul foglio preparatorio mentre sta dipingendo. L’opera di Ryman è collocata accanto alle opere in carta di Mondrian, uno degli artisti astratti più notevoli dell’inizio del ’900, che cercò di rappresentare l’ordine geometrico alla base del mondo naturale per mezzo di una rigida griglia formata da linee verticali e orizzontali. Eliminando nella loro arte tutto tranne i componenti essenziali del dipingere – linea, forma e colore – Ryman e Mondrian condividono la stessa finalità: portare lo spettatore a vedere una verità assoluta nella realtà.