Dal 30 aprile al 13 settembre 1998, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia presenta Morandi Ultimo: Nature Morte 1950 – 1964, un’esposizione di oltre quaranta dipinti che rivela la grande sensibilità e la sorprendente qualità degli ultimi lavori dell’artista dedicati ad un unico tema e formato: la natura morta.

Nel corso degli ultimi vent’anni numerose esposizioni sono state dedicate all’opera del celebre pittore bolognese Giorgio Morandi (1890-1964), senza tuttavia approfondire l’ultimo suo periodo di intensa attività artistica che rimane in gran parte inesplorato. Rassegne e monografie dedicate a Morandi hanno trattato soprattutto il suo operato fino agli anni ’40 (il passaggio dall’influenza di Cézanne alla pittura metafisica e “Valori Plastici”), trascurando l’importanza dell’ultimo periodo e considerandolo come un’inevitabile evoluzione delle precedenti esperienze. In un secolo dominato dalla nozione delle avanguardie e dalla continua ridefinizione del concetto di arte e del suo ruolo, la posizione di Morandi - spesso considerato come un isolato difensore della “buona pittura” nell’ambito della natura morta - richiede una rivisitazione approfondita.

Questa esposizione di nature morte eseguite tra il 1950 ed il 1964 propone, con l’innovativo catalogo che l’accompagna, una revisione radicale della comprensione e della percezione dell’ultimo periodo artistico di Morandi. L’accurata selezione di oltre quaranta opere eseguite dopo il 1950 rivela il continuo e quasi ossessivo ripetersi del medesimo soggetto, con le uniche variazioni di tono, composizione e inquadratura. L’analisi di questo aspetto della produzione artistica di Morandi è essenziale per comprendere appieno il significato della sua opera. Dopo i primi esempi di composizioni diagonali in cui il piano di posa è ancora visibile (come nella tela della Collezione Giovanardi del 1951), lo spazio pittorico raggiunge nelle opere successive una dimensione diversa e ambigua, dove gli elementi sono disposti in orizzontale (come nella Natura morta del 1953 della Collezione Rodolfo Pallucchini). Sono per la prima volta riunite le sei versioni della straordinaria serie eseguita nel 1952, in cui le forme si organizzano attorno ad un panno giallo. L’ultimo passo dell’artista verso un crescente smaterializzazione e dissoluzione delle forme e una maggior consapevolezza delle possibilità espressive dei più elementari elementi pittorici – luce, colore, composizione - attesta l’importanza delle opere di Morandi e la sua vicinanza alle tendenze delle avanguardie del dopoguerra, dalle opere in serie di Rothko e Warhol alle produzioni artistiche attuali.

La rassegna è stata curata da Laura Mattioli Rossi insieme a un gruppo di studiosi morandiani, quali Maria Mimita Lamberti, Franz Armin Morat e Marilena Pasquali, direttore del Museo Morandi, Bologna.

Il catalogo della mostra - disponibile nelle edizioni italiana ( 304 pagine; 60.000 lire) e inglese (208 pagine; 60.000 lire), pubblicato da Mazzotta, Milano – comprende studi innovativi sull’ultimo Morandi, con i contributi di Laura Mattioli Rossi (“Giorgio Morandi: Questioni di metodo), Maria Mimita Lamberti (“Convenzioni e convinzione di un genere pittorico”), Franz Armin Morat (“L’incarnazione della ‘reine Malerei’ ovverosia la pittura pura”), Marilena Pasquali (“Percezione e allusione nell’arte matura di Giorgio Morandi”) e Fausto Petrella (“’Lux claustri’: costruzione di un mondo sublime” – saggio incluso soltanto nell’edizione italiana). Comprende inoltre i saggi di Giuseppe Panza di Biumo e Angela Vettese che esplorano i rapporti tra Morandi e l’avanguardia europea del dopoguerra, e il contributo di Joseph Rishel, curatore di arte contemporanea al Philadelphia Museum of Art, che esamina il responso critico statunitense all’opera morandiana. Le schede delle opere e l’ampio apparato bibliografico sono stati rispettivamente compilati da Flavio Fergonzi e Lorenza Selleri. Il volume contiene inoltre una raccolta di documenti storici che tracciano i rapporti di Morandi con gli storici dell’arte e i collezionisti, quali Francesco Arcangeli, Roberto Longhi, Giuseppe Marchiori, Gianni Mattioli e Lamberto Vitali.

La rassegna è stata organizzata in collaborazione con la Galleria dello Scudo, Verona, dove è stata esposta dal 14 dicembre 1997 al 28 febbraio 1998. I dipinti provengono da collezioni private e pubbliche, italiane ed estere.

Sulla scia del successo ottenuto a Verona, la mostra potrà raggiungere una dimensione diversa a Venezia, grazie alle sei opere del primo Morandi appartenenti alla Collezione Gianni Mattioli, ora esposta quale prestito a lungo termine alla Collezione Peggy Guggenheim, incluso Bottiglie e Futtiea (1916) ormai considerato il primo capolavoro di Morandi.

Con l’assistenza e protezione assicurativa di: Assicurazioni GENERALI S.p.A.

Le esposizioni della Collezione Peggy Guggenheim sono rese possibili dal sostegno della Regione Veneto e di Intrapresæ Collezione Guggenheim.