Albert Burri alla Collezione Peggy Guggenheim
10 maggio - 24 giugno 2002

Da venerdì 10 maggio fino al 24 giugno 2002, nell’ambito del secondo (fino al 3 giugno) e terzo (dal 7 giugno al 4 agosto) allestimento della mostra “Temi e variazioni. Arte del dopoguerra dalle Collezioni Guggenheim” curata da Luca Massimo Barbero, sarà allestita una sala monografica che ospiterà 6 opere, della serie di lavori in plastica, di Alberto Burri (Città di Castello 1915 - Nizza 1995). Questa presentazione, organizzata con la Fondazione Palazzo Albizzini “Collezione Burri”, Città di Castello, è realizzata con il sostegno di Maurice Kanbar, grazie a Isabella del Frate Rayburn Eich.

Le 6 opere che verranno esposte nella sala monografica ed in quella adiacente sono tutte degli inizi degli anni ‘60, e sono da considerarsi tra le più innovative ed influenti di tutta la sua carriera artistica, caratterizzate da una forte materialità e da profondità di colore. Saranno tra l’altro esposte Combustione, 1963, e il piccolo Rosso Plastica, 1965, esposto solo una volta prima d’ora. La presentazione di Burri, e soprattutto di sue opere di grandi dimensioni, conferma il carattere dinamico di “Temi e variazioni”, che si evolve proponendo un confronto inedito, ideato da Luca Massimo Barbero, che non mancherà di sorprendere.

Fin dagli inizi Burri esprime un’intensa gestualità, accettando la casualità della trasformazione della materia impiegata e sviluppando ulteriormente le modalità degli espressionisti astratti americani. Dopo aver utilizzato catrame, muffe e altri mezzi espressivi non tradizionali, a partire dalla metà degli anni ‘50 Burri comincia a bruciare i materiali impiegati con la fiamma ossidrica, secondo una tecnica che egli definisce combustione e che impiegherà prima sul legno e poi, nei primi anni ‘60, sulla plastica, una materia che grazie al suo liquefarsi dall’apparenza organica evoca l’epidermide umana. Queste sue opere in plastica, esposte per la prima volta nel 1962 alla Galleria Marlborough di Roma, causano un grande scandalo, ma lo confermano come uno dei principali esponenti dell’arte contemporanea.

Nel 1953 Burri partecipa alla collettiva ‘Younger European Painters’ tenutasi al Solomon R. Guggenheim Museum di New York. James Johnson Sweeney, all’epoca direttore del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, riassume con chiarezza la propria visione dell’opera di Burri in un saggio del 1963: “L’opera di Burri è un esempio eloquente di un ritorno al fare come contrapposto al copiare, grazie all’enfasi che egli pone sui materiali grezzi della pittura, sul suggerire forme nuove, effetti nuovi e sensuali della materia, dal colore alla luce, e un ordine che l’artista può in essi ritrovare”.

I programmi della Collezione Peggy Guggenheim sono resi possibili grazie al sostegno del Comitato Consultivo della Collezione Peggy Guggenheim, di Alitalia, della Banca del Gottardo, della Regione Veneto e Intrapresæ Collezione Guggenheim.