A cura di Luca Massimo Barbero

“Tancredi, con la sua pittura, crea una nuova filosofia poetica per coloro che non posseggono né telescopi né razzi: quanto fortunati noi che abbiamo tali cristallizzazioni da trasportarci sani e salvi, verso altri mondi”.

- Peggy Guggenheim

Con oltre novanta opere, si tratta di un’attesa retrospettiva che sancisce il grande ritorno a Venezia di Tancredi Parmeggiani (Feltre 1927 – Roma 1964), tra gli interpreti più originali e intensi della scena artistica italiana della seconda metà del Novecento. Tancredi è stato l’unico artista, dopo Jackson Pollock, con il quale Peggy Guggenheim stringe un contratto, promuovendone l’opera, facendola conoscere ai grandi musei e collezionisti d’oltreoceano e organizzando alcune mostre, come quella del 1954 proprio a Palazzo Venier dei Leoni. Dopo oltre sessant’anni, dunque, l’artista ritorna protagonista indiscusso alla Collezione Guggenheim con una straordinaria selezione di lavori, che ricostruiscono in modo intimo e capillare, tra produzione creativa ed emotività prorompente, la parabola breve, ma folgorante, di questo grande interprete dell’arte del secondo dopoguerra.

Tancredi. Una retrospettiva

Partendo da rare prove giovanili di ritratti e autoritratti e dalle prime sperimentazioni su carta del 1950-51, il percorso espositivo documenta, nella sua prima parte, la ricerca prettamente astratta, legata alla frammentazione del segno, svolta dall’artista feltrino nell’arco degli anni '50, periodo che segna l'incontro cruciale con Peggy, di cui div enta protégé, e che lo porta ad avere un proprio studio a Palazzo Venier dei Leoni. Questo significativo legame è documentato dal consistente numero di lavori in mostra, appartenenti al museo veneziano. L’esposizione rappresenta inoltre il ritorno in Italia di una preziosissima selezione di opere donate dalla mecenate ad alcuni celebri musei americani: per la prima volta, dai tempi di Peggy, sono esposti capolavori come la Primavera, proveniente dal MoMA di New York e Spazio, Acqua, Natura, Spettacolo, oggi al Brooklyn Museum. La grande retrospettiva non manca di documentare la produzione artistica degli anni '60, momento di crisi e di completa revisione della propria pittura, a cui Tancredi vuole dare un senso esistenziale e politico. Ed è così che la vena della polemica e della tensione di quegli anni di guerra fredda emergono nel titolo della mostra “La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba”, frase con cui Tancredi risponde agli innumerevoli conflitti dell’epoca, dal Vietnam alla guerra in Algeria, alla tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Di questo momento fondamentale nel suo percorso artistico, sono esposti i tre dipinti della serie Hiroshima (1962). La parte conclusiva dell’esposizione è dedicata ai collage-dipinti, eseguiti tra il 1962 e il 1963, i cosiddetti Diari paesani e i Fiori dipinti da me e da altri al 101%, che a ragione possono essere definiti la vera rivelazione di questa retrospettiva e che sono da considerarsi esempi di eccezionale vigore creativo e drammatica euforia. Sono queste opere a chiudere lo straordinario percorso, geniale e sregolato, della pittura di Tancredi dedicata alla natura e all’uomo. Tancredi muore nel 1964 a soli 37 anni, giovanissimo e pronto a entrare, come scrive Dino Buzzati, nel "mito di Tancredi".


Catalogo

La mostra sarà accompagnata da un’esaustiva pubblicazione, edita da Marsilio Editori in due edizioni italiano e inglese. Con i saggi del curatore Luca Massimo Barbero, di Luca Nicoletti, la biografia dell’artista a cura di Elena Forin, e un’estesa selezione di immagini, il catalogo è un'importante testimonianza per la ricostruzione delle donazioni delle opere di Tancredi da parte di Peggy Guggenheim ai musei americani, realizzata grazie alle ricerche di Gražina Subelytė.

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Sponsor

La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba. Tancredi. Una retrospettiva gode del sostegno di Intrapresæ Collezione Guggenheim e degli Institutional Patrons BSI, Lavazza e Regione del Veneto. Con la collaborazione di Corriere della Sera, Hangar Design Group cura l’immagine coordinata della comunicazione. I progetti educativi correlati all’esposizione sono realizzati grazie alla Fondazione Araldi Guinetti, Vaduz.

In occasione della mostra, RegalaunAlbero compenserà le emissioni di CO2 generate per l'organizzazione dell’esposizione, fino a 150t, tramite la creazione e la tutela per 50 anni di foreste in crescita sul territorio italiano. L'azione di RegalaunAlbero si configura nella definizione di "carbon sink" così come specificato nel protocollo di Kyoto.