A conclusione del programma di attività educative organizzate in occasione della mostra Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere, il museo ha presentato un evento serale di arti performative intitolato Avvenimento #2 Ho amato un sogno?

A settembre 2023 la Collezione Peggy Guggenheim ha presentato la prima edizione di Avvenimento, un evento serale che ha trasformato il museo in un luogo di contaminazione tra discipline diverse, dalla performance alla danza, dalla musica all’installazione. Anche quest’anno, il 15 settembre 2024, Palazzo Venier dei Leoni si è aperto alla scena artistica emergente con Avvenimento #2 per interpretare e attualizzare il desiderio di Peggy Guggenheim di creare un “laboratorio di ricerca per nuove idee … servendo il futuro invece di registrare il passato”.

Avvenimento #2 Ho amato un sogno?

Organizzato dalla Collezione Peggy Guggenheim
A cura di Edoardo Lazzari
Direzione tecnica e allestimento di Cosimo Ferrigolo in collaborazione con Giulio Polloniato (suono) e Andrea Sanson (luci)

Negli ultimi anni della sua carriera Jean Cocteau si trova sempre più di frequente a scrivere ripetutamente e in maniera quasi ossessiva: “Ho amato un sogno?”. Attorno a quest’espressione è ruotato Avvenimento #2: una frase che viene scelta tanto per la sua ambiguità, quanto per essere indicativa delle ossessioni che accompagnano l’artista durante la sua intera esistenza. Da una parte, la tormentata dimensione dell’erotico e della sessualità che Cocteau indaga con diversi media, facendo costantemente convergere vita privata e finzione; dall’altra, l’onirico, il fantastico e l’invisibile spesso incarnati nello specchio, un portale per altri mondi che pervade la sua produzione artistica.

L’artista-giocoliere realizza, nel corso della vita, opere che abitano l’ambiente della rêverie, dove i margini tra autobiografia e racconto immaginario si inseguono vicendevolmente. Allo stesso modo, con Avvenimento #2, il museo ha accolto un gruppo di artistɜ all’incessante ricerca di qualcosa che resta tuttavia inafferrabile: una legittimazione di esistere, un poeta queer che viene dall’aldilà, una casa, un ricordo, un amore, un’utopia collettiva. In un ambiente sospeso di tensione trasfigurativa, dato dall’intervento ambientale di Cosimo Ferrigolo, l’atmosfera ha rifranto il segno delle arti performative diventando il comune denominatore di questa ricerca, che si è attivata e rigenerata attraverso una pratica artistica effimera. Resta l’incomodo di scegliere se ciò che si guarda sia vita o fantasia, esperienza o desiderio, realtà o sogno; oppure tutte queste cose insieme, quasi fossero, come nota Cocteau, “una menzogna che dice sempre la verità”.

Le performance

di Danila Gambettola, in collaborazione con Ulisse Schiavo

Cu*mmia*1 è l’inizio di un processo magico e politico di autodifesa che rimedia e riscatta l’abbandono culturale e sociale di un territorio e delle sue presenze. Si manifesta attraverso la riscrittura di un Sud Italia subalterno e marginale, dove i corpi abitano una zona di promiscuità tra la dimensione del magico e del quotidiano. La performance si muove tra continui stati di alterazione della presenza, che attivano connessioni e disconnessioni con memorie affettive, presagi e materia spettrale. Il lavoro è parte di una ricerca sul transmagico, uno spazio speculativo dove lo stato di abbandono e l’invisibilità fanno emergere pratiche immaginative e somatiche, che attivano comportamenti straordinari e insoliti all’interno di un sistema di relazioni tra presenze umane e non.

Cu*mmia*1 è un progetto di Danila Gambettola in collaborazione con Ulisse Schiavo, Giada Cipollone, Laura Pante, Davide Savorani.

Danila Gambettola è danzatrice, performer e ricercatrice impegnata in un’indagine transdisciplinare volta a far esplodere il concetto di coreografia, sovrapponendo frammenti drammaturgici di movimento, voce, scrittura e componenti installative. Ha lavorato come performer per The Soul Expanding Ocean #2: Isabel Lewis (Ocean Space, Venezia), Encyclopedia of Relations di Alexandra Pirici (Biennale Arte 2022, Venezia), e Bruce Nauman: Contrapposto studies (Pinault Collection, Venezia).

Ulisse Schiavo è musicista e performer. Da sempre interessato alle intersezioni tra diverse discipline, dal 2015 si concentra su quello che diventerà uno dei cardini della sua pratica: la sperimentazione vocale. Nel 2022 pubblica l’album Precious Silver Grace (Dischi Sotterranei, DURO) con cui partecipa a diversi festival, tra cui Buffalo (Macro e Terme di Diocleziano, Roma), youTHeater (Teatro al Parco, Mestre), e a rassegne presso Germi Ldc, Milano; Spazio Punch, Venezia; Locomotiv Club, Bologna.

di Allison Grimaldi Donahue

Il nuovo Orfeo consiste in tre momenti dedicati alla poesia e intesi a indagare la nascita, ovvero la creazione e il prendersi cura della voce poetica. Ispirata al film di Jean Cocteau Orfeo (1950), Allison Grimaldi Donahue ha creato due installazioni sonore prodotte con chi ha partecipato a un laboratorio che si è tenuto alla Collezione Peggy Guggenheim. La prima, collocata in tre punti diversi del giardino del museo, è una rielaborazione de Il poema di Venezia (1965) di Robert Duncan, accompagnata da traduzioni e letture collettive; la seconda, da ascoltare sulla terrazza sul Canal Grande, è una traccia più lunga sulla natura della poesia e sulle nostre relazioni con gli scrittori che ci hanno preceduto. Il terzo intervento consiste in un live reading di Grimaldi Donahue di una sua poesia che parla della nascita di un poeta, delle origini del linguaggio poetico, e di quanto chi scrive funga da intermediario, o talvolta da filtro, per tutte le voci del mondo.

Il nuovo Orfeo nasce grazie alle poesie scritte da Andrea Antonello, Rachele Bortot Borghero, Daniela Conte, Silvio Crosera, Lucca De Clario, Lucia Fontanelli, Adelaide Gnecchi, Doriana Alba Granzotto, Bianca Maria Negrini, Angelica Racco, Irene Woodbury, Martina Zullo.

Allison Grimaldi Donahue è scrittrice e artista. Autrice di Body to Mineral (2016) e On Endings (2019), traduttrice di Blown Away di Vito M. Bonito (2021) e Self-portrait di Carla Lonzi (2021), ha presentato performance poetiche presso Cross Project, Verbania; Kunsthalle Bern; Cabaret Voltaire, Zurigo; Die Sonnenstube, Lugano; Short Theatre e MACRO, Roma; MAMbo, Bologna; Fondazione Giuliani, Roma. Vive a Bologna e insegna scrittura creativa in diverse università degli Stati Uniti.

di Gabriele Rendina Cattani

Foto: Gabriele Rendina Cattani,
"MD Studio for La Voix humaine", 2024

La Voix humaine è una performance ispirata all'omonimo dramma per sola attrice di Jean Cocteau del 1930. Il testo della performance è strutturato come una conversazione telefonica tra un giovane uomo e il suo amante, da cui si sta separando e che non è dato ascoltare. Il loro dialogo è di fatto un monologo: il pubblico segue la telefonata dalle sole parole del giovane, mentre una presenza sfuggevole, fantasmatica, evocata tramite il telefono, aleggia all'altro capo del filo. Come molti lavori di Cocteau, La Voix humaine è una riflessione sul fallimento del linguaggio e sul rapporto tra desiderio e tecnologia. Ogni tentativo di comunicazione è interrotto, alterato dalla macchina che smembra i corpi in un intermittente gioco di trasmissioni e ripetizioni. La performance traspone i generi della pièce in una relazione tra due uomini, portando in primo piano il monologo interiore del protagonista e lo sfondo omoerotico del testo originale.

Gabriele Rendina Cattani incorpora oggetti personali e archivi di famiglia in performance, video e installazioni per esplorare l'eredità e l'appropriazione di narrazioni. Nella sua pratica adatta spesso opere letterarie come vignette e tableaux vivants filmati, in cui desiderio e sessualità occupano un ruolo centrale di riflessione estetica. Ha studiato alla Städelschule di Francoforte con Gerard Byrne e recentemente ha esposto presso il Castello di Rivoli, Torino; MEWO Kunsthalle, Memmingen; Goethe Institute, Dublino; Centrale Fies, Dro; CCA: Centre for Contemporary Arts, Glasgow.

di Gianmaria Borzillo con Max_ine Simonetto

Femenine nasce dall’ascolto dell’omonima composizione del 1974 di Julius Eastman, uno dei maggiori musicisti americani della seconda metà del XX secolo, segnato da un destino tragico e ingiustamente dimenticato. Da questa scoperta nasce l’urgenza di creare un lavoro performativo aperto, pensato come pura condivisione anche attraverso preziose collaborazioni artistiche. La performance crea uno spazio di azione capace di rivelare una graduale conoscenza dell’Altro come scoperta del sé – processo radicalmente queer – in cui vengono a palesarsi organicamente intimità e morte, AIDS e malattia, trasfigurazione e gioia dell’erotico, solitudine e relativa scomparsa. Uno spazio queer sghembo, creato per e dalla musica, in cui strati multipli fluiscono e defluiscono in un accumulo che provoca stordimento, frustrazione e grazia.

Da un’idea di Gianmaria Borzillo in collaborazione con Max_ine Simonetto, Emma Saba, Gaia Ginevra Giorgi, Juri Bizzotto, Johanna Robyn Closuit.

Gianmaria Borzillo è danzatore, performer e regista. La sua ricerca creativa si muove all’interno di più linguaggi – danza, performance, letteratura e cinema – nell’esigenza di realizzare lavori dettati dalla libertà espressiva e da una postura artistica che possa spaziare tra i generi e le discipline, sempre in dialogo con gli incontri e le intuizioni che emergono nel percorso di ricerca.

Max_ine Simonetto (naturaviolenta - lei/she/they) è un’artista e artigianə queer, trans non-binary. Il suo lavoro si muove tra il floral design, le arti performative e il costume design. Collabora con Margherita Ferrari di Oddkin Flower Farm & Studio a Vicenza e con l’artista Giorgia Ohanesian Nardin in Italia e all’estero. La sua pratica amalgama forme di cura, conoscenze manuali, upcycling, divinazione e pratiche di impoteramento per persone queer e trans+.

Crediti
Idea e creazione: Gianmaria Borzillo
Performance: Max_ine Simonetto
Testo poetico: Gaia Ginevra Giorgi
Collaborazione alla ricerca: Paola Granato
Ricerca visiva, grafiche e disegni: Juri Bizzotto
Costumi e floral design: Max_ine Simonetto
Cura e promozione: Giuls Traversi
Produzione: corpoceleste_C.C.00#
con il sostegno di CENTQUATRE-PARIS, Snaporazverein, Italian Cultural Institute of Paris (IIC), Kilowatt Festival, Festival Oriente/Occidente, Milanoltre.

di Gérald Kurdian

Hot Bodies Choir è una performance che coinvolge persone queer, trans, non binarie e gender fluid che hanno partecipato a un laboratorio di cinque giorni di scrittura collettiva e canto corale condotto da Gérald Kurdian alla Collezione Peggy Guggenheim. I testi unici, polifonici e indisciplinati costituiscono le basi della partitura corale arrangiata musicalmente da Kurdian, nata dallo scambio di esperienze e idee, e ispirata a manifesti queer, femministi, sex-positive e decoloniali.

Gérald Kurdian (loro), in arte Hot Bodies, ha studiato arti visive all’École Nationale Supérieure de Paris-Cergy prima di entrare nel programma di performance e danza contemporanea dell’Ex.e.r.ce 07_Centre Chorégraphique National di Montpellier, diretto da Mathilde Monnier and Xavier Le Roy. Le sue performance sono il risultato di gioiose sinergie tra pratiche di musica elettronica, arte performativa e pratiche documentaristiche e vengono regolarmente presentate in contesti di arti visive, musica indipendente e arti performative. Dal 2018 sviluppa Hot Bodies of the Future, progetto di ricerca su formati performativi e musicali che indagano forme alternative di sessualità e micro-politica queer.

di Est Coulon

À la recherche du temps perdu è un progetto basato su un gesto futile: nel 2022, durante il suo ultimo soggiorno nella casa in cui è cresciuto, Est Coulon comincia a trascrivere il romanzo omonimo di Marcel Proust su fogli che incolla insieme a conclusione di ciascuna sessione quotidiana di scrittura. Va così a creare un lunghissimo leporello, un oggetto paradossale, unico e al contempo privo di valore, che agisce come un dispositivo di archiviazione in grado di custodire la memoria dei luoghi in cui prende forma. In occasione di Avvenimento #2, il progetto assume la forma di una performance messa in atto per una persona alla volta: attraverso l’incontro intimo con il leporello, si attiva la memoria affettiva e corporea di ogni persona, trasformando così l’oggetto in un varco verso altri luoghi e altre temporalità.

Per assistere e partecipare alla performance è sufficiente iscriversi la sera dell’evento e attendere il proprio turno. La performance ha luogo negli spazi della mostra temporanea e ha la durata di 15 minuti.

Est Coulon (lui) è co-fondatore e membro attivo di Extragarbo e Call Monica, collettivi nati a Venezia nel 2019, il cui primo spettacolo (call monica: call monica) ha debuttato a Santarcangelo Festival nel 2021. Artista trans, incentra la sua ricerca sull’esplorazione e sull’elaborazione di metodologie queer per mettere in scena gesti anti-virtuosistici e pratiche performative intermediali e transdisciplinari, con l’obiettivo di mettere in crisi il principio dell’autorialità. Dopo il suo impegno in processi creativi collettivi, con À la recherche du temps perdu intraprende il suo primo progetto personale.

Edoardo Lazzari è curatore indipendente e dottorando presso l’Università La Sapienza di Roma, dove sviluppa una ricerca che indaga l’utilizzo dei dispositivi assembleari all’interno della scena artistica e performativa degli anni 2000. Negli ultimi anni ha curato e condotto vari public program, progetti pedagogici e partecipativi in contesti istituzionali (Pinault Collection, Venezia; Collezione Peggy Guggenheim, Venezia; La Biennale di Venezia; MUDAM Luxembourg) e non (Biennale Urbana, Venezia; Catalysi Festival, Cesena; Venere in Teatro, Venezia; Fondazione Lac o Le Mon, Lecce). Nel 2019 ha co-fondato il collettivo Extragarbo, con cui realizza progetti artistici e curatoriali legati alle arti performative; dal 2020 al 2023 ha co-gestito lo spazio culturale indipendente Bardadino a Venezia. Recentemente ha co-curato con Piersandra Di Matteo il volume performance + curatela (2021), e tradotto il volume di Bernard Voilloux Palcoscenici Fantasma. Gisèle Vienne (2022). Collabora regolarmente con l’Università Iuav di Venezia nel corso di laurea magistrale in Teatro e Arti Performative e nel Master Movies-Moving Images Arts.

Cosimo Ferrigolo è ricercatore, stage manager e spatial designer. Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia in Architettura di scena e successivamente all'Università IUAV di Venezia in Teatro e Arti performative, si interessa ai rapporti che connettono scenografia, performance e spazio urbano. La sua ricerca si concentra da un lato sul contributo delle pratiche artistiche ai processi di rigenerazione attraverso un approccio interdisciplinare di stampo collaborativo, dall'altro sullo spazio scenico e le sue articolazioni. Dal 2022 è studente PhD in Pianificazione e politiche urbane e territoriali presso l’Università IUAV di Venezia. Dal 2021 è stage manager della compagnia teatrale OHT; dal 2019 è membro co-fondatore del collettivo artistico e curatoriale Extragarbo; dal 2017 collabora con l'Associazione Culturale MetaForte.