Leonor Fini

La pastorella delle sfingi

1941

D’indole creativa e ribelle Leonor Fini lascia molto presto Trieste, dov’era cresciuta, per trasferirsi nella capitale francese. A Parigi frequenta gli esponenti del Surrealismo, tra i quali Max Ernst, Paul Eluard, Salvador Dalí e Victor Brauner, e partecipa a diverse mostre collettive senza mai aderire ufficialmente al movimento. Ciò che la lega al Surrealismo è l’interesse per il mondo del fantastico e dell’inconscio, che nella sua opera sfocia in visioni oniriche dalle connotazioni sottilmente erotiche. Per Leonor Fini la realtà quotidiana può rivelarsi estranea e tuttavia meravigliosa: è sufficiente aprire gli occhi e guardare con attenzione le cose perché esse non sembrino più fenomeni abituali o comprensibili. Si tratta di un universo spesso cupo ma popolato da un sorprendente gruppo di creature fantastiche. Uno scorcio rappresentativo di questo mondo è offerto da quest'opera, dove la protagonista, dalla provocante fisicità, è attorniata da un gruppo di sfingi, metà donne e metà leoni, che sembrano reduci da un banchetto. I loro sguardi lascivi uniti ai resti della festa, chiari simboli sessuali, lasciano immaginare uno scenario oscuro e trasgressivo.

Opera non esposta

Artista Leonor Fini
Titolo originale The Shepherdess of the Sphinxes
Data 1941
Tecnica Olio su tela
Dimensioni 46,2 x 38,2 cm
Credit line Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York)
Inventario 76.2553 PG 118
Collezione Collezione Peggy Guggenheim
Tipologia Dipinto

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Opera non esposta


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Opera non esposta