Max Ernst

La foresta

1927-28

Il Manifesto Surrealista di André Breton (1924) proclamava “il puro automatismo psichico” come ideale artistico, enfatizzando l’ispirazione derivata dalla giustapposizione casuale di forme e dall’uso fortuito di materiali. Max Ernst, influenzato dalle idee di Breton nel 1924, sviluppa poco dopo la tecnica del frottage o sfregamento. Creando i suoi primi frottage l’artista fa cadere a casaccio sulle tavole del pavimento dei pezzi di carta, poi li strofina con una matita o un gesso, ricalcando così le nervature del legno sulla carte. Successivamente adatta questa tecnica alla pittura a olio, raschiando il colore su tele preparate con materiali come fili di ferro, paglia da sedie, foglie, bottoni, o pezzi di spago. Usando la tecnica del grattage o raschiamento Ernst ricopre completamente le sue tele con segni casuali e poi interpreta le immagini che ne emergono, permettendo così a questa trama di segni di suggerire la composizione in modo spontaneo. In quest'opera l’artista pone la tela sopra una superficie ruvida (forse legno), applica il colore a olio con un raschietto sulla tela, poi sfrega, raschia, e infine dipinge la zona degli alberi. Il soggetto della fitta foresta ricorre spesso nell’opera di Ernst a cavallo tra gli anni ’20 e ’30. Queste tele contengono generalmente una parete di alberi, un disco solare e l’apparizione di un uccello che volteggia tra il fogliame.

Opera non esposta

Artista Max Ernst
Titolo originale La Forêt
Data 1927-28
Tecnica Olio su tela
Dimensioni 96,3 x 129,5 cm
Credit line Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York)
Inventario 76.2553 PG 72
Collezione Collezione Peggy Guggenheim
Tipologia Dipinto

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Opera non esposta


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