Domenico (Mimmo) Paladino nasce a Paduli, vicino a Benevento, il 18 dicembre 1948, ma cresce a Napoli. Fin da giovane dimostra interesse per l’arte, grazie soprattutto all’influenza di uno zio pittore. Nei primi anni settanta inizia a concentrarsi sul disegno, introducendo quei soggetti mitologici che poi acquisteranno un ruolo di basilare importanza nella sua arte. Le sue opere si rifanno a una vasta gamma di fonti archeologiche, mitologiche e stilistiche che comprendono l’arte egizia, etrusca, greco-romana, paleocristiana e romanica: ciascuna di esse viene rivendicata come fonte legittima al di là di ogni gerarchia di valore.

Paladino lavora prolificamente con una vasta gamma di mezzi espressivi, tra i quali figurano, oltre al disegno e alla pittura, la scultura e le varie tecniche di incisione. Tra il 1978 e il 1980 crea dipinti monocromi in colori primari ai quali unisce elementi geometrici e oggetti di recupero, come parrucche e maschere. Verso il 1983 inizia ad applicare alle tele forme scultoree, generalmente scolpite in legno, che danno all’opera una sfumatura feticista. In quegli anni inizia a ricreare in bronzo i suoi personaggi arcaici, utilizzando patine colorate, e a scolpire legno e pietra per creare non solo oggetti totemici e maschere, ma anche figure tronche di animali e uomini. La sua produzione artistica, nella proliferazione delle tecniche e delle fonti, sembra offuscare la distinzione tra scultura e pittura, e aprire un dialogo tra i modi di rappresentazione tradizionali e quelli minimalisti.

Nel 1980 viene inserito da Achille Bonito Oliva nella mostra “Aperto 80” alla Biennale di Venezia di quell'anno e quindi nel gruppo di artisti italiani della medesima generazione definiti Transavanguardia italiana, in cui si annoverano Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria. Paladino ha tenuto numerose mostre in tutta Europa, nel Nord e nel Sud America, e anche in Oriente. L’artista vive e lavora tra Paduli e Milano.


Opere