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Amedeo Modigliani
Ragazza con il bavero alla marinara (La Femme en blouse marine ), 1916
Lascito Luisa Toso, 2016
Protagonista della tela è una giovane donna, con un caschetto di capelli neri che accentua l’ovale del viso e insieme ne esalta, con lo sfondo e l’abito ugualmente scuri, l’incarnato roseo del viso. Lo stesso soggetto compare in un’altra opera dell’artista, dello stesso anno, La servetta seduta. La tinta del vestito suggerisce di collocare l’opera in inverno, poiché nella bella stagione il “marinière”, adottato dai figli dei parigini e londinesi altoborghesi che frequentavano la Costa Azzurra, prevedeva colori chiari. Nell’allungamento anatomico, che a partire dalla seconda metà del Novecento caratterizza le opere di Amedeo Modigliani, affiorano echi delle precedenti esperienze in ambito scultoreo, con reminiscenze africane e orientali.
La tela viene esposta in occasione della personale dell’artista organizzata dal suo mercante Leopold Zborowski, nel dicembre del 1917, nella galleria parigina di Berthe Weill. L’esposizione suscitò scandalo per i nudi femminili esposti in vetrina, tanto da dover chiudere in anticipo. Nel 1917 il dipinto venne acquistato dal mercante d’arte Paul Guillaume ed esposto in rarissime occasioni, al Palais des Beaux-Arts, a Bruxelles, nel 1933 e alla Kunsthalle Basel, a Basilea, nel 1934, per poi entrare nella collezione Toso di Venezia, nel 1952.
L’opera è stata oggetto di un delicato intervento di restauro, ad opera del capo-conservatore della Collezione Peggy Guggenheim, che è intervenuto sulla superficie del dipinto rimuovendo lo spesso strato di vernice non originale, ossidata e ingiallita, applicata in occasione di un precedente intervento di restauro, che ne aveva falsato i colori, rendendo illeggibili soprattutto i toni freddi, grigi e blu, del dipinto e l’incarnato roseo che era ormai era diventato color ocra. Grazie all’intervento i colori hanno nuovamente assunto le tonalità originali e anche le tracce di ossidazioni e sbiancamenti, visibili in più parti sulla tela, sono state colmate.
Il progetto di conservazione è stato realizzato grazie al sostegno di EFG, Institutional Patron del museo.