Guglielmo Bottin (1977)

Dopo gli studi psicologia all'Università di Padova, lavora come musicista e DJ, a livello internazionale. È autore di oltre 50 pubblicazioni discografiche per etichette europee e americane. Nel 2017 è stato invitato per una performance di live electronics al Festival Internazionale di Musica Contemporanea de La Biennale di Venezia. Nel 2019, sempre per la Biennale, ha contribuito alla progettazione del Centro Informatico Musicale e Multimediale, ideando e coordinando le attività legate alla popular music elettronica nel triennio successivo. Durante il percorso dottorale in musicologia presso l'Università Statale di Milano, è stato visiting scholar presso l’Institut für Musikwissenschaft und Medienwissenschaft all’Università Humboldt di Berlino, svolgendo un’indagine teorica, storica ed etnografica sugli approcci tecnologici al groove e al ritmo macchinico. Nell’ambito dell’arte contemporanea, ha realizzato il sound design per il Padiglione Spagna di Muntadas alla 51ª Biennale Arte; ha inoltre collaborato a lungo con la performance artist Chiara Fumai.

www.bottin.it

Marina Apollonio e Guglielmo Bottin
Endings
2024
Disco fonografico Ø 12 pollici, durata: 5’48’’ (lato A, 45 giri), 7’03’’ + 4’09’’ (lato B, 33 giri)
disco d’artista, edizione di 50 esemplari
Collezione dell’artista

Endings (2024), collaborazione inedita tra Marina Apollonio e il compositore Guglielmo Bottin, opera una fusione tra il visivo e il sonoro. Ispirato da Fusione circolare di Apollonio (2016), il testo musicale di Bottin emerge dall’end groove, ovvero dal cerchio chiuso, spirale senza fine in cui entra la puntina quando giunge al termine del disco. “L’unico suono che si può normalmente sentire in un end groove”, afferma Bottin, “è quello del crepitio della puntina oppure la parte terminale, appena udibile, del brano posto in fondo alla facciata. Da sedici dischi diversi, sono stati registrati altrettanti anelli sonori di identica durata: 1,33 secondi, il tempo di una rivoluzione completa del disco. Senza l’aggiunta di altri suoni, questi frammenti di ‘rumore mediale’ sono stati prima elaborati e poi composti come tessere di mosaico poliritmico, una stesura stratificata di accumulazioni, sottrazioni e interruzioni improvvise, tipiche della musica techno”.

Percezione visiva e percezione sonora fanno corpo: riprodotta sul disco, attivata dal giradischi, Fusione circolare entra in sincronia con la musica, con il ritmo della cadenza programmata che si ripete a ogni giro, suggellata dall’incontro tra il raggio della spirale e la puntina del giradischi. Nell’end groove la musica finisce e inizia il silenzio. Si entra in un momento di sospensione, una sorta di limbo che è anche una promessa, l’attesa di un nuovo inizio. Endings, immagine sonora della spirale e dei suoi giri potenzialmente infiniti, invita a una riflessione sulla forma stessa dell’opera d’arte, finita ma al tempo stesso “aperta”, per usare la definizione coniata da Umberto Eco che abbraccia anche l’opera programmata/cinetica, costellazione di possibilità, di variazioni ed interpretazioni sempre nuove.