A cura di Francesca Panseri

Il 20 ottobre 1942 Peggy Guggenheim inaugura la sua galleria-museo newyorkese Art of This Century, con un allestimento ideato da Frederick Kiesler (1890–1965):

Era l’architetto più progressista del tempo […]. Kiesler era un ometto alto circa un metro e mezzo e soffriva del complesso di Napoleone. Era un genio non riconosciuto, e dopo quindici anni di vita in America io gli offrivo la possibilità di creare qualcosa di veramente straordinario. Mi disse che sarei rimasta nella memoria dei posteri non tanto per la collezione di quadri, ma per il modo in cui li avrebbe presentati al mondo nel suo allestimento rivoluzionario.

Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte, Rizzoli, Milano 2003, p. 279.

Kiesler crea per Peggy una foresta incantata in cui lo spettatore è avvicinato dalle opere come da frutti proibiti, è ipnotizzato da un’illuminazione intermittente o fluorescente e da pareti curve e morbide, è stordito dalle sette metamorfosi di una seduta. Nonostante l’inaugurazione della galleria riscuota un enorme successo, i rapporti tra la collezionista e l’architetto si raffreddano: due astri non possono brillare a lungo nello stesso firmamento. Solo qualche tempo dopo, complice una festa e il travestimento di lei da mauvais garçon, i due trovano la strada della riconciliazione. Nelle sue memorie Guggenheim afferma che se mai si fosse stabilita definitivamente negli Stati Uniti, Kiesler sarebbe stato l’architetto della sua casa.

Frederick Kiesler e Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni, Venezia, anni '50

Chi è dunque Frederick Kiesler?
Frederick Kiesler è un artista poliedrico, architetto, scenografo, scultore, conosciuto soprattutto per i progetti utopici, gli allestimenti espositivi e la teoria del Correalismo.
Nasce nel 1890 a Czernowitz, nell’allora Impero austro-ungarico, e si forma come architetto a Vienna nel primo decennio del Novecento. È presto accolto dagli ambienti dell’avanguardia artistica e ha modo di collaborare con Adolf Loos, El Lissitzky, László Moholy-Nagy e Theo van Doesburg. Inizia a occuparsi di teatro e nel 1924 progetta l’“Internationale Ausstellung neuer Theatertechnik” per il Festival di Musica e Teatro di Vienna, sviluppando il concetto di space stage. Due anni dopo viene invitato a partecipare alla realizzazione dell’“International Theatre Exposition” alla Steinway Hall a New York, e decide di stabilire la sua nuova dimora in questa città. Mentre porta avanti la propria riflessione olistica sull’architettura, insieme agli studenti della Scuola di architettura della Columbia University, avvia un sodalizio con i surrealisti: nel 1949 pubblica il Manifesto del Correalismo e firma l’allestimento della “Salle Superstition” per l’“Exposition Internationale du Surréalisme”, organizzata da Marcel Duchamp e André Breton alla Galerie Maeght di Parigi. Nel 1950 completa ed espone il primo modello di Casa infinita (Endless House) alla Kootz Gallery di New York. Gli ultimi anni di vita lo colgono impegnato nell’ideazione ed edificazione, insieme all'amico Armand Phillip Bartos, della seconda opera architettonica mai realizzata della sua carriera, il Santuario del Libro a Gerusalemme, che inaugura nell’aprile del 1965, qualche mese prima della morte.

Il contributo maggiore di Kiesler, il suo capolavoro, è l’attività speculativa, portata avanti per quarant’anni, intorno al tema della casa. La casa è per lui come il grembo materno, ovvero è lo spazio entro cui l’uomo, protetto dal frastuono esterno, può rigenerare le proprie energie e ritrovare se stesso. La casa non può essere la costruzione funzionalista e asettica predicata dai modernisti, ma deve essere un organismo circolare e fluido, integrato rispetto all’ambiente naturale che lo circonda e in profonda sintonia con le esigenze fisiologiche e psicologiche di chi la abita. Come le specie naturali e animali, evolve. Le sue riflessioni trovano una prima applicazione nella Space House del 1933: una forma a guscio d’uovo, priva di elementi rigidi verticali e con partiture irregolari tra le stanze, ambienti in cui la regolazione automatica di temperatura, luce, colore e la combinazione di materiali sono predisposte per accrescere le performance vitali umane. Per poter mettere a punto questo progetto, Kiesler studia diverse teorie centro-europee sull’effetto dell’architettura sul metabolismo energetico umano, studi di carattere psicologico, fisiologico, ma anche di termodinamica. Negli anni quaranta arriva a elaborare un’ampia visione filosofica, a cui dà il nome di Correalismo, che considera il mondo come il luogo delle interconnessioni e interazioni tra forze energetiche che attraversano costantemente la materia organica e inorganica. Il problema per l’architetto-scienziato diventa allora quello di catturare e ricondurre queste forze a una forma, che sia in grado di convogliare verso l’uomo le cariche positive e respingere quelle negative. La funzionalità, tanto cara ai modernisti, diventa essa stessa un concetto mutevole, che deve adattarsi al continuo riassetto degli equilibri uomo-natura-cose. Questa teoria avrebbe dovuto favorire lo sviluppo di nuovi standard per l’architettura e il design, non più statici ma in perpetua evoluzione, non più a servizio dell’estetica ma della salute. L’incarnazione progettuale del Correalismo è la Casa infinita, una forma biomorfa con un perimetro ovale e una pianta che assomiglia alla sezione trasversale di un cuore, con atri e ventricoli. L’interno è organizzato in modo tale che la vita dell’uomo possa – letteralmente – scorrere: non esistono pareti, se non in forma mobile, la luce si espande e si contrae a seconda dei movimenti delle persone, la penetrazione dell’ambiente esterno è attentamente controllata. Rimasta allo stadio di progetto, la Casa infinita “non è solo un edificio, è un organismo sottoposto alle continue pressioni evolutive della coscienza creativa di Kiesler”. (Endless Kiesler, a cura di Klaus Bollinger e Florian Medicus, Birkhäuser, Basilea 2015, p. 83).


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