Presentato oggi alla stampa il programma espositivo del 2019 e la mostra Dal gesto alla forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof

Venezia, 25 gennaio 2019

Oggi la direttrice della Collezione Peggy Guggenheim Karole P.B. Vail ha presentato ai giornalisti il ricco calendario espositivo in programma nel 2019, correlato da un’ampissima serie di attività gratuite aperte al pubblico, che si svolgeranno dentro e fuori il museo.

“Nell’autunno del 1949 Peggy acquista Palazzo Venier dei Leoni, sul Canal Grande, e qui organizza la sua prima mostra di scultura contemporanea, aprendo per la prima volta le porte al pubblico. Da allora ha fatto di Venezia la sua città, fino alla sua scomparsa, il 23 dicembre del 1979, esattamente 40 anni fa”, ha dichiarato la Vail. Il 1949 e il 1979 sono dunque due date memorabili che hanno segnato non solo la storia del museo, ma anche la storia dell’arte del XX secolo. “Due momenti miliari che quest’anno vogliamo ricordare con una serie di mostre che non perdono mai di vista la figura di Peggy, e con una serie di Public Programs che abbiamo intitolato Continuità di una Visione, volti ad attualizzare l’insegnamento coraggioso quanto innovativo della mecenate americana.

In concomitanza con l’apertura della Dal gesto alla forma. Arte europea e americana del dopoguerra nella Collezione Schulhof, la Direttrice ha invitato i giornalisti presenti a visitare le sale di Palazzo Venier dei Leoni che ospitano un originale riallestimento della collezione permanente. In mostra la maggior parte delle opere acquistate da Peggy Guggenheim tra il 1938, quando a Londra apre la sua prima galleria Guggenheim Jeune, e il 1947, anno in cui si stabilisce a Venezia. Un allestimento che riflette fortemente l’interesse per il Cubismo, il Futurismo, la pittura metafisica, l’astrazione europea, la scultura d’avanguardia e il Surrealismo, tutti lavori che vennero acquisiti attraverso le amicizie e i consigli di artisti e intellettuali. Negli spazi della barchessa del palazzo non mancano i dipinti degli espressionisti astratti americani, tra cui spiccano i capolavori di Jackson Pollock. “E se questa presentazione getta luce sul collezionismo pre 1948” ha proseguito la Vail, “dal 21 settembre aprirà l’attesa mostra Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa che celebrerà il collezionismo post 1948: dipinti, sculture e opere su carta acquisite tra la fine degli anni quaranta e il 1979”. Non mancheranno le opere di artisti italiani attivi dalla fine degli anni quaranta, come Edmondo Bacci, Tancredi Parmeggiani ed Emilio Vedova, e la produzione di alcuni artisti legati all’arte Optical (Op) e Cinetica, come Marina Apollonio, Alberto Biasi e Franco Costalonga, accanto ad opere meno note al grade pubblico di artisti come René Brô, Gwyther Irwin e Grace Hartigan, e di pittori di origine giapponese come Kenzo Okada e Tomonori Toyofuku, che dimostrano come l’interesse artistico della mecenate superò i confini di Europa e Stati Uniti.

Tra questi due grandi momenti che ripercorreranno a 360 gradi la storia del collezionismo di Peggy, si inserisce il prezioso omaggio a Jean (Hans) Arp, primo artista ad essere entrato a far parte della sua collezione con la scultura Testa e conchiglia (1933), acquisita nel 1938. Dal 13 aprile al 2 settembre 2019 la mostra La natura di Arp, a cura di Catherine Craft e organizzata dal Nasher Sculpture Center, Dallas, proporrà una lettura suggestiva e a lungo attesa della produzione dell’artista franco-tedesco, il cui approccio sperimentale alla creazione e il ripensamento radicale delle forme d'arte tradizionali lo resero uno degli artisti più influenti del Novecento e il primo ad aver fatto breccia con la sua arte nel cuore della mecenate americana. Il tributo al collezionismo di Peggy Guggenheim proseguirà anche con la prima mostra del 2020, Migrating Objects: un’esposizione che farà luce su un momento cruciale, seppur meno conosciuto, della sua storia di collezionista, ovvero il suo interesse degli anni ’50 e ’60 per le arti dell’Africa, dell’Oceania e delle Americhe.

Non solo mostre. A corollario del programma espositivo, infatti, è lunga la lista di attività, eventi, conferenze, workshop, approfondimenti sulle orme di Peggy Guggenheim. Il programma di Public Programs Continuità di una Visione intende portare avanti la lezione della sua fondatrice e l’attuale mission della Collezione, ovvero divulgare i propri contenuti ad un pubblico quanto più eterogeneo per condividere lo straordinario potere educativo di questa disciplina nel formare e alimentare il pensiero critico. Programmi di accessibilità per non vedenti e ipovedenti incentrati sui grandi capolavori del museo; il progetto social “Point of View”, che darà voce al pubblico per raccontare il proprio punto di vista sul museo e sulle opere più amate; un’iniziativa partecipativa atta a ricostruire la figura di Peggy Guggenheim attraverso la memoria collettiva nella comunità locale. E ancora, tre conversazioni con tre donne, filantrope e collezioniste visionarie, che hanno fatto dell'arte la loro missione come impegno personale nei confronti della società: Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente dell’omonima Fondazione torinese, tra le figure di maggior spicco del collezionismo italiano e internazionale, Lekha Poddar, della Devi Art Foundation (Dehli, India), attiva nel panorama artistico medio-orientale, Francesca Thyssen-Bornemisza (von Habsburg), fondatrice di Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, tra le maggiori collezioni d’arte contemporanea in Europa. Tre donne che, come Peggy Guggenheim, possono essere d’ispirazione per le generazioni future.